Firenze – Matteo Renzi chiude la decima edizione della manifestazione che ogni anno si pone come punto d’incontro e di riflessione del suo popolo all’insegna di alcuni punti fondamentali: il primo è quello di porsi davanti all’opinione pubblica italiana come il nuovo faro di riferimento per tutti coloro che non si riconoscono più nei, nelle parole di Renzi, vecchi apparati di sistema come il PD o Forza Italia, individuando poi in Matteo Salvini l’antagonista numero uno del proprio impegno e riconfermando l’intenzione di mantenere inalterato un no senza se e senza ma al Movimento 5 Stelle.
Anzi, Italia Viva appare come un progetto alternativo a Grillo ma simile nei metodi, del ventunesimo secolo, basato sul coinvolgimento delle donne e degli uomini migliori in ogni settore di quelli che da qui ai prossimi anni sarànno cruciali nella discussione in seno alla nostra società.
Secondo punto del neonato partito tinto di rosa è quello di voler dare spazio in egual misura a donne e uomini meritevoli, cercando di colmare un vuoto secolare di rappresentanza delle donne nel lavoro e nei ruoli chiave della società. Infine ma non meno importante per Italia Viva, l’Europa, ovvero essere presenti nelle decisioni e allo stesso rispettarle, ponendosi come interlocutori proattivi con proposte e partecipazione attiva alla discussione. Alla scandenza del mandato di Mattarella, Matteo Renzi spera in un presidente convinto Europeista.
Tanta amicizia e fratellanza sul palco della Leopolda con innumerevoli inteventi di personaggi vecchie e nuovi, noti e meno noti. Tripudio d’applausi per la ministra dell’agricoltura Bellanova considerata come una delle più autorevoli degli ultimi anni per la sua competenza e proprio percorso ed esperienza, oltre a essere stata essa stessa una contadina.
Elemento centrale dell’intervento fimato Bellanova l’affermare che nella nuova sinistra italiana il merito è un valore fondante, mettendo alle porte un assistenzialismo fine a se stesso. Tanta amicizia sicuramente, ma poca politica intesa come capacità di rapportarsi con gli altri. Altra domanda, lecita se contestualizzaimo la kermesse fiorentina sulla scena nazionale, è se Renzi una volta avuti i punti percentuali sufficenti per contare di più, farebbe o meno cadere il governo giallo-rosso. I tempi non sono maturi per rispondere a queste domande ma la folla oceanica del week end fiorentino e l’entusiasmo palpabile nell’aria fanno pensare a un percorso lento ma sicuro verso un nuovo rilancio del sindaco d’italia con resa dei conti alla scadenza naturale della legislatura, nel 2023.
Sul fronte dell’estetica Renzi ci tiene a mettere fine ai dubbi sul simbolo: quello stilizzato, dice “non è un gabbiano, è una spunta, una spunta sulle cose che abbiamo fatto, la spunta di Whatsapp e contemporaneamente un’ala per volare e al tempo stesso restare ancorati alle cose da fare”. Finalmente dal palco leopoldino parte un appello a coloro nel centro destra che non ce la fanno ad accettare la compresenza in piazza San Giovanni a Roma di Forza Italia e Casa Pound. La Leopolda 10 è stato un evento organizzato e curato nei minimi particolari, ipertecnologico, pensato per sorprendere e restare impresso nella mente. Ma domani è un altro giorno e c’è un mondo freddo la fuori, pieno di insidie e difficoltà, le stesse che hanno abbuiato in passato il viso di Renzi e che forse sono passate dalla sua mente nel momento di alzare trionfante le braccia per l’ennesima volta, per il pubblico dell’ennesima Leopolda.