Firenze – Se ancora oggi controverso è il ruolo delle donne nel Futurismo, movimento che sin dalla sua fondazione proclamava il disprezzo per la donna “ Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna” come era scritto nel Manifesto del Futurismo 1909, furono in realtà moltissime le figure femminili, donne artiste che lavorarono dagli anni dieci agli anni quaranta, firmando i manifesti del futurismo, partecipando a mostre, sperimentando negli ambiti più vari dell’espressione artistica, dalle arti applicate alla danza alla letteratura al teatro.
Una mostra, inaugurata il 9 marzo al Museo MAN di Nuoro dal titolo “L’elica e la luce. Le Futuriste. 1912_1914” a cura di Chiara Gatti e Raffaella Resch, indaga questo aspetto e attraverso oltre cento tra dipinti, sculture, carte, tessuti, maquette teatrali e oggetti d’arte applicata espone al pubblico l’operato di un nutrito numero di artiste. Vicende spregiudicate, come quella di Valentine de Saint-Point che il 25 marzo del 1912 pubblicò il Manifeste de la Femme futuriste, in risposta a quello di Marinetti, da qui prende il via la mostra, oppure cancellate dalla guerra come Alma Fidora la cui biblioteca e l’archivio di documenti sono andati distrutti sotto i bombardamenti.
In alcuni casi ci troviamo davanti ad artiste totali, Benedetta, con il solo nome infatti si firmava Benedetta Cappa futura moglie di Marinetti, la fiorentina Marisa Mori moglie del poeta futurista Mario Mori e allieva di Casorati, Gloria Adele Clelia poetessa, fotografa, pittrice e scultrice nata a Catania nel 1910 e il gruppo di coloro che collaborarono a “L’Italia futurista”, i loro campi di interesse furono vasti, dalla scrittura alla pittura, all’illustrazione, alla ceramica, senza contare gli studi di metapsichica ed occultismo. La mostra di Nuoro vanta prestiti da collezioni pubbliche e private italiane con opere anche poco conosciute, il percorso individua i caratteri di una ricerca collettiva che testimonia la profondità di una riflessione estetica condivisa dalle donne del gruppo. Ampio l’apparato documentario di prime edizioni, lettere autografe, fotografie d’epoca, manifesti originali, studi, bozzetti.
Il percorso procede per grandi temi: il corpo e la danza, il volo e la velocità, il paesaggio e l’astrazione, le forme e le parole, documenta una vena particolare delle artiste particolarmente abili nello sperimentare sia nel campo delle arti figurative che in quelle letterarie. Le loro affascinanti biografie si intrecciano con la vita artistica e culturale del periodo e anche sullo sfondo della storia del nostro Paese.
In catalogo testi di Giancarlo Carpi, Enrico Crispolti, Chiara Gatti, Lorenzo Giusti, Raffaella Resch e un’intervista a Lea Vergine autrice della mostra “L’altra metà dell’avanguardia” curata nel 1980 per Palazzo Reale di Milano.