Legge di Stabilità: per Rossi “i conti non tornano”

Firenze – I conti non tornano dice il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi commentando la nuova Legge di stabilità che prevede circa 6 miliardi di tagli alle Regioni e agli enti locali. “Se proiettiamo questi dati nella mia regione si tratta di 400 milioni di tagli – ha detto Rossi – A meno che non si taglia la sanità, bisogna azzerare gli altri servizi ed io i soldi per l’emergenza idrogeologica, per fare solo un esempio, non vorrei tagliarli…”.  “Se si va avanti con questa politica – ha aggiunto  – il Patto per la sanità viene meno tre volte”.

Da parte loro i Comuni “sono preoccupatì’ per il taglio da 1,2 miliardi: “Vogliamo discutere col Governo di questo in un incontro, ma vogliamo farlo senza mettere a rischio i servizi che i Comuni offrono ai cittadini”. Lo ha spiegato il presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, a margine della Conferenza Unificata. Stato – Regioni.  Fassino ha spiegato “se è certamente apprezzabile la scelta generale della legge, di una riduzione fiscale finalizzata a rilanciare investimenti e consumi ed a creare lavoro, va valutato nella sua concreta praticabilità e nei suoi effetti lo sforzo finanziario richiesto agli Enti Locali”.

Non può in ogni caso “non preoccupare”, secondo Fassino, “la dimensione dello sforzo finanziario chiesto ai Comuni: una riduzione di spesa di 1,2 miliardi – a cui vanno aggiunti altri 300 milioni  di tagli su 2015 derivanti da provvedimenti degli anni scorsi -che si sommano ai 17
miliardi (8 di minori trasferimenti e 9 di contributo al Patto di Stabilità) forniti dai Comuni  negli ultimi 6 anni”.

La Legge di stabilità chiede nuovi e importanti sacrifici al sistema delle autonomie locali. Per Marco Filippeschi, Presidente di Legautonomie e sindaco di Pisa “c’è grande preoccupazione ed occorre un tavolo di confronto su misure che evitino di scaricare sui Comuni gli oneri che derivano dal  riequilibrio delle funzioni fra le istituzioni locali”.  Tuttavia aggiunge, “per la prima volta sembrano esserci
importanti novità e inversioni di tendenza, soprattutto sul versante degli investimenti, rese peraltro possibili proprio dal contributo di circa 2,5 miliardi che verranno dalla minore capacita di spesa degli enti locali e dai nuovi obblighi derivanti dall’armonizzazione dei sistemi contabili”.    “Bene quindi l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità interno e il ristorno, se ci sara, per le spese di giustizia anticipate dai comuni” afferma Filippeschi, “ma dobbiamo ancora una volta richiamare l’attenzione sulle persistenti difficoltà a garantire le funzioni fondamentali, sul rischio di dissesto delle Province e su alcune criticità che riguardano l’intero assetto della finanza locale. Le Province
rischiano di non fare i bilanci e scontano una evidente incongruenza tra risorse  e funzioni assegnate dalla legge Delrio. Se poi si va verso un sistema di perequazione e di solidarietà che sarà tutto a carico dei Comuni”, prosegue Filippeschi, “allora bisognerà necessariamente rafforzare le basi dell’autonomia finanziaria e fiscale, consolidare tutta l’imposizione immobiliare a favore dei comuni e fissare una volta
per tutte le regole che la governano. Ne va della credibilità degli enti locali di fronte ai cittadini”.

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