Legge regionale sul turismo, il governo decide di impugnarla

Giani: “Ricordo che si tratta di materia attribuita alle Regioni”

Firenze – La legge 61/2024 della Regione Toscana, meglio conosciuta come Testo Unico del Turismo, non è piaciuta al Consiglio dei Ministri, che su proposta del ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli, ha deciso di impugnarla .

I motivi riguardano la presenza di alcune disposizioni che secondo il ministro si potrebbero in contrasto con la normativa statale ed europea in materia di libertà di impresa, concorrenza, ordinamento civile e penale, tutela del patrimonio culturale e professioni. In particolare, sono prese di mira anche le disposizioni della legge della Regione Toscana n. 7 del 17/01/2025 “Disposizioni correttive in materia di rifugi escursionistici e di affittacamere e bed and breakfast. Modifiche alla l.r. 61/2024”, in quanto talune di queste si potrebbero in contrasto con la normativa statale in materia di libertà di impresa.

Immediata la risposta della Regione: “Eravamo coscienti e preparati al fatto che il governo avrebbe impugnato la legge. D’altra parte, e mai era successo prima d’ora, ben otto sono stati i ministeri che in queste settimane hanno presentato osservazioni, spesso capziose. Naturalmente siamo convinti di avere ragioni da vendere e dunque  la giunta regionale, una volta letto il ricorso, si difenderà  e si costituirà in in giudizio presso la Corte costituzionale, partendo innanzitutto dal fatto che il turismo è una materia di competenza della Regione e che abbiamo quindi pieno titolo di legiferare secondo le esigenze del turismo”.  Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e l’assessore al turismo Leonardo Marras commentano così la notizia della decisione dell’esecutivo nazionale di impugnare il testo unico del turismo approvato di recente dal Consiglio regionale.

 “Ci saremmo aspettati – proseguono – che invece di assumere una posizione pregiudiziale sul piano politico, ci fosse stato un comportamento diverso. La legge regionale toscana innova il sistema turistico e lo colloca su un piano diverso, che guarda al futuro senza posizioni conservative o arrendevoli, come quelle di coloro che sostengono posizioni retrograde e pensano che basti  mettere la testa sotto la sabbia per non sottrarsi alla necessità di governare i processi in evoluzione. Il futuro del turismo sarà sempre di più fatto di flussi in aumento, di grande condizionamento della tecnologia, della necessità di professionalizzare veramente, attraverso  l’impegno delle imprese, il lavoro che  deve essere sempre più sicuro, sempre meno povero, sempre più qualificato. La nostra legge – concludono Giani e Marras – garantisce tutto questo e ci aspettiamo che anche l’Italia si doti di strumenti di questo genere e che quindi la Consulta faccia giustizia e ci permetta di andare avanti”.

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