Legambiente: “No maltempo, si chiama crisi climatica”

In Toscana 28 eventi estremi da inizio anno, +27%

Firenze – Lo stato di emergenza in Toscana non è “semplice” maltempo. Il suo vero nome è un altro, “crisi climatica”.

Non usa perifrasi, Legambiente, intervenendo sulle ultime vicende meteo che hanno colpito la Toscana, intervento corroborato dagli.impietosi numeri degli eventi estremi: da inizio anno la nostra regione è stata teatro di 28 eventi meteorologici estremi, con un innalzamento del + 27 per cento. Il totale complessivo, secondo i dati di Osservatorio Città Clima in Italia è di 113 eventi estremi.

Entrando nel merito di questa ennesima emergenza annunciata, ci siamo imbattuti in un evento che, per le proiezioni climatologiche degli esperti, diventerà la nostra nuova normalità. Per questo, dobbiamo rendere più resilienti le nostre città e i nostri territori, rendendo più spugnoso e permeabile il suolo; – commenta Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana dobbiamo quindi cominciare a lavorare seriamente alla delocalizzazione di funzioni e comparti urbani che sono oggi situati in aree a forte rischio idrogeologico. Ciò che un tempo ci sembrava diseconomico diventa, oggi, la soluzione più sensata per abbattere un rischio di perdite di vite umane e di risorse che non possiamo più permetterci di ritenere accettabile”.

Secondo dati del Consorzio Lamma a Pontedera e Gello sono caduti 192 e 182 mm in 3 ore (113 e 108 in un’ora): tempi di ritorno ben oltre i 50 anni per le piogge orarie, triorarie esaorarie e giornaliere. Si tratta di stazioni nelle quali durante 15 minuti non si sono mai raggiunti invece i 20 mm. A Pontedera è caduto in tre ore più di quanto mai caduto nell’intero mese di novembre (che è il più piovoso), lo stesso nelle zone di Prato. 

La tempesta Ciaran, dicono gli operatori di Legambiente , dimostra ancora una volta come la crisi climatica stia accelerando il passo con eventi meteorologici estremi sempre più intensi.

Il quadro nazionale fotografa molto bene il passaggio da “maltempo” a tempo ordinario. Da inizio anno a fine ottobre in Lombardia si sono verificati ben 61 eventi meteorologici estremi (+65% rispetto ai primi 10 mesi del 2022), 28 in Toscana (+27% rispetto ai primi ai primi 10 mesi del 2022) e 24 in Veneto (+41% rispetto ai primi ai primi 10 mesi del 2022) per un totale complessivo di 113 eventi meteo estremi. Parliamo tra l’altro delle tre regioni al momento tra le più colpite in queste ore anche dalla tempesta Ciaran. È quanto denuncia Legambiente con i dati aggiornati dell’Osservatorio Città Clima.

Di fronte a quanto sta accadendo, l’associazione ambientalista dichiara “urgente che il Paese risponda con interventi e politiche climatiche non più rimandabili”.

In primis, un decreto sicurezza per mettere al sicuro interi territori e subito, l’approvazione del piano nazionale di adattamento al clima, “che dopo un iter durato anni ha visto concludersi lo scorso agosto la fase di valutazione ambientale strategica, con adeguate risorse che ad oggi non ci sono”.

Due interventi strategici per l’Italia che devono, però, “essere accompagnati da più campagne di prevenzione e informazione di convivenza con il rischio, spiegando ai cittadini come mettersi al sicuro in caso di eventi alluvionali e dall’approvazione di una legge contro il consumo di suolo che manca ancora all’appello“. Il Paese non può trovarsi ogni volta impreparato di fronte alla crisi climatica e ad nuovo disastro idrogeologico, rincorrendo così sempre le emergenze.

“Mentre il Governo Meloni pensa al piano Mattei – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – perde di vista le vere priorità del Paese che sono gli interventi di messa in sicurezza del territorio, di adattamento al clima e al dissesto idrogeologico. L’Italia è un gigante dai piedi di argilla, dove per altro negli ultimi anni si sono intensificati gli eventi meteorologici estremi causando danni all’ambiente, alle infrastrutture, e perdite di vite umane. I fiumi esondati in questi giorni, a partire dal Seveso, ci ricordano che c’è anche un grosso problema legato a dove si costruisce, spesso in zone dove una volta il fiume esondava. Bisogna, invece, restituire ai corsi d’acqua quello spazio che con il tempo gli è stato negato, realizzando laddove necessario le cosiddette aree e vasche di espansione, nell’ottica di una progettazione integrata a tutela del territorio”.

Conclude Ciafani: ” Al Governo Meloni chiediamo, perciò, risposte concrete a partire prima di tutto da un decreto sicurezza per i territori e l’approvazione definitiva del piano di adattamento al clima, stanziando le adeguate risorse economiche per attuarlo, ad oggi assenti. Servono azioni urgenti sulla mitigazione e sull’adattamento alla crisi climatica anche in vista della COP28 di Dubai”.

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