Firenze – Giovanni Sollima imbraccia il suo violoncello, un prezioso “Francesco Ruggeri” realizzato a Cremona nel 1679. Un tocco vertiginoso dalle sonorità espanse. Indocili e imprevedibili.
Questa sera, ospite degli Amici della Musica di Firenze, Sollima è al teatro Niccolini. Dove, per non smentire il suo magistrale eclettismo, (s)combina il classico pentagramma bachiano con pagine estratte dai Nirvana, da Leonard Cohen, da Jimi Hendrix. Del resto non è forse a quest’ultimo che “Time Out” l’ha paragonato dopo un’esibizione a New York?
“I giornalisti hanno sempre bisogno di incasellarti, ma in fondo anche Hendrix era un formidabile virtuoso e uno sperimentatore del suo strumento” conviene Sollima. Che si muove a tutto campo, al fianco di grandi direttori, da Muti a Sinopoli, collaborando con star del rock come Patti Smith, lavorando per il cinema (con Wenders, Greenaway, Marco Tullio Giordana), per la danza (Micha van Hoecke, Carolyn Carlson, Karole Armitage), per il teatro (da Peter Stein a Bob Wilson), passando dalla Scala alla Biennale di Venezia dalla Carnegie Hall fino alla Knitting Factory (il tempio dell’underground newyorkese).
Sollima, compositore e interprete, esplora un territorio armonico senza preclusioni, dove il classico si muove appunto a passo di etno-jazz mentre gli strumenti acustici tradizionali incrociano i suoni dell’elettronica. Uno stile “indisciplinato” e avventuroso, che il pubblico giovane apprezza, come dimostrano le sue esibizioni dal vivo, i passaggi su internet e i contatti su youtube.
Palermitano, classe 1962, ora residente a Milano dopo un lungo soggiorno berlinese, Sollima si muove su un terreno di frontiera, che va domato e irrorato. Così che la tanto discussa contaminazione fra generi (rock, jazz, electric, minimalismo, etno innestati sul grande albero del repertorio classico. ) non diventa una parola approssimativa, buona per giustificare una qualche velleità contemporanea quanto una precisa “linea di condotta”, uno stile se volgiamo anticonformista, ma sempre legato alla profondità dell’interpretazione, al virtuosismo tecnico e alla fascinazione espressiva. Fedele alla linea, Sollima chiama questa sua nuova performance “Ba-Rock Cello”. Come dire: un titolo un programma.
Una serata (e una esibizione) che “condensa l’identità del musicista, interprete e compositore Giovanni Sollima, tra classica, metal e temi popolari”, come ha scritto Alessandra Sciortino.
Foto: Giovanni Sollima