Le voci dei pacifisti delle due parti mentre infuria la guerra a Gaza

Non tutti in Israele e in Palestina si arrendono al corso degli eventi

Invocare lo stop alla guerra può sembrare anacronistico, persino stupido, sicuramente tardivo ogni giorno che passa. Ma non tutti in Israele e in Palestina si arrendono al corso degli eventi. Per alcuni è un atto di responsabilità, morale e politico, che dovrebbe spettare alla sinistra (che non governa) prendere una posizione chiara. “La via più rapida per un cessate il fuoco è un appello internazionale unificato affinché Hamas si arrenda”. A scrivere è l’analista geopolitico Ariel Beery, israeliano: “C’è chi dice che chiedere la resa incondizionata di Hamas non è realistico. Che Hamas non lo farebbe e quindi la sinistra dovrebbe concentrarsi sull’unica parte che può essere messa sotto pressione dalla comunità internazionale: lo Stato democratico di Israele. Questo, a mio avviso, è peggio della pigrizia moralistica. È un abdicazione alla morale, un pragmatismo cinico che sacrifica vite innocenti israeliane a causa della mancanza di fiducia in se stessi, mentre la sinistra dovrebbe difendere la verità. Essendo la via più facile che porta alla vittoria del male sul bene”.

E invece la sinistra (internazionale) è la prima a dividersi, a perdersi per strada. O peggio finire per imboccare quella sbagliata. Non che la destra abbia fatto meglio, anzi. La lezione “magistrale” ancora una volta ci viene da coloro che scelgono di stare tra le due bandiere, con dignità e logica.

Sami Awad è un palestinese di religione cristiana, è il fondatore di una ong che promuove la non violenza per porre fine al conflitto: “Ho scelto. Ho scelto di oppormi al vostro odio e di non odiare, di resistere alla vostra persecuzione e di non sminuire, di superare la vostra oppressione e non di sopprimere, di rispondere alla vostra violenza con la nonviolenza. Ho scelto di parlare forte e chiaro per la libertà, la vita e di non insultarvi. Ho scelto l’amore come motivazione. Questo amore non è un amore romantico che mi fa sottomettere e darti “tutto me stesso”. Questo amore non è l’amore che giustifica e scusa le vostre azioni. Questo amore è la mia forza per vincere la mia paura”.

Il pacifista Aziz Abu Sarah, palestinese gerosolomitano, ha postato su facebook questo commento: “Se siete comprensivi solo quando conoscete l’etnia, la nazionalità o il background religioso di un bambino, allora siete complici dell’omicidio di questi bambini. Non date giustificazioni politiche per l’uccisione dei bambini. Sentitevi liberi di togliermi l’amicizia se siete favorevoli all’uccisione di bambini per qualsiasi motivo”.

David Grossman, che non ha bisogno di presentazione: “Israele e Palestina, due nazioni distorte e corrotte dalla guerra senza fine, che non possono nemmeno essere cugini l’un l’altra – qualcuno crede ancora che possano diventare gemelle siamesi? Dovranno passare molti anni senza guerra prima che l’accettazione e la guarigione possano essere prese in considerazione. Nel frattempo, possiamo solo immaginare l’entità della paura e dell’odio che ora verranno in superficie. Spero, prego, che ci siano palestinesi in Cisgiordania che, nonostante l’odio per Israele – il loro occupante – si distinguono, sia con le azioni che con le parole, da ciò che hanno fatto i loro compatrioti. Come israeliano, non ho il diritto di fare a loro la predica o di dire loro cosa fare. Ma come essere umano, ho il diritto – e l’obbligo – di esigere da loro una condotta umana e morale”.

E invece, qualche giorno fa la polizia israeliana ha arrestato un imam di Gerusalemme, con l’accusa di incitamento alla “guerra santa”. Anche nella moschea del quartiere arabo di Isawiya sono risuonati sermoni in favore della jihad. L’estrema destra israeliana non è da meno, con l’attenzione rivolta a Gaza in Giudea e Samaria ne approfittano coloni armati, e a volto coperto, che con il calare della notte spadroneggiano nelle vie dei villaggi palestinesi, vandalizzano, incutono terrore e uccidono inermi palestinesi. Di loro francamente non sentiamo bisogno, ma forse la politica sì.

Alfredo De Girolamo  Enrico Catassi

In foto David Grossman

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