Il 2014 si conferma l’annus horribilis delle imprese, almeno quelle che non svolgono attività finanziaria. Informa l’Istat che la «quota di profitti», un indicatore utilizzato da Eurostat che misura un rapporto assimilabile al margine operativo, è risultato pari allo 0,46% nel 2014, ai minimi dal 1995, l’ anno in cui sono iniziate le serie storiche. La riduzione sul 2013 è di 0,8 punti percentuali. Per la prima volta dal 2007, cioè dall’inizio della lunga crisi, ha smesso invece di scendere il potere d’acquisto degli italiani. Tenuto conto dell’andamento dell’inflazione, la capacità di spesa delle famiglie consumatrici è scesa dello 0,5% nel quarto trimestre del 2014 rispetto al trimestre precedente ma è aumentata dello 0,8% rispetto al quarto trimestre del 2013. L’anno scorso, il reddito disponibile delle famiglie è aumentato dello 0,2%.
Sale poi la pressione fiscale già record in Italia. Nel quarto trimestre dell’anno scorso è risultata pari al 50,3%, in aumento di 0,1 punti percentuali sull’ultimo scorcio del 2013 (50,2%). Nell’intero 2014 è risultata pari al 43,5%, in aumento anche in questo caso di 0,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente (quando si era attestata al 43,4%).
Nell’intero 2014 il rapporto tra deficit e Pil è stato pari al 3,0%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a quello del 2013, quando il parametro sul disavanzo statale tenuto sotto stretto controllo dalla Ue si è attestato al 2,9%. Quanto a entrate e uscite nel quarto trimestre dell’anno scorso sono aumentate entrambe. Le uscite totali sono salite del 2,6%; la loro incidenza rispetto al Pil è stata del 57,6% (56,1% nel corrispondente trimestre dell’anno precedente). Le uscite correnti sono aumentate del 2,3% e quelle in conto capitale del 6,6%.