Martedì 11 febbraio ha aperto al pubblico presso la Galleria degli Uffizi, la mostra nata dalla raffinata raccolta del Maestro Francesco Molinari Pradelli (1911 – 1996).
Francesco Molinari Pradelli nacque a Bologna nel 1911 e frequentò il Liceo musicale “Gian Battista Martini” sotto la guida di Filippo Ivaldi per il pianoforte e di Cesare Nordio per la direzione d’orchestra. La sua formazione si completò a Roma e fin dalle prime esecuzioni la stampa e anche Arturo Toscanini lo definirono come “un giovane con talento e che farà carriera”. Negli anni quaranta comparve sulle scene di Milano, Pesaro, Trieste, Bologna, Firenze e a livello internazionale Budapest, New York, Vienna. A partire dal 1942 vi fu un’assidua collaborazione con il Teatro Comunale di Firenze e nel 1967 il debutto lirico al Maggio Musicale Fiorentino.
Il Maestro cominciò la sua raccolta a partire dagli anni Cinquanta, acquistando in un primo tempo dipinti dell’Ottocento, per poi rivolgersi alla pittura barocca con particolare attrazione verso il genere della natura morta, in un tempo in cui non erano tanti gli estimatori.
Lo straordinario intuito e l’indipendenza di giudizio di Francesco Molinari Pradelli si ravvisa nella totale mancanza di rincorrere un filone di moda né nomi eccellenti, e neppure sceglieva le opere dando a queste un valore di investimento: il Maestro non si curava di quello che piaceva agli altri, ma di possedere ciò che piaceva a lui. Come fa ogni collezionista culturalmente elegante, si disinteressava delle convenzioni.
Come la mostra documenta con la selezione di cento dipinti, il Maestro privilegiò la pittura del Seicento e del Settecento documentando le diverse scuole italiane da quella emiliana a quella napoletana, ma anche ligure, lombarda e veneta.
Nelle immagini:
Luca Forte
(Napoli 1605 circa – 1660 circa)
Natura morta di frutta e fiori
1640-1650 circa
olio su tela
Sebastiano Ricci
(Belluno 1659 – Venezia 1734)
Sacra Famiglia con sant’Anna
1708 circa
olio su tela
Tuttavia a dare notorietà internazionale alla Collezione furono proprio le opere di natura morta di artisti come Jacopo da Empoli, Luca Forte, Giuseppe Recco, Cristoforo Munari, Arcangelo Resani, Carlo Magini, che hanno fatto conoscere il noto direttore d’orchestra sotto il profilo di grande esperto della pittura barocca italiana ed antesignano dei moderni studi sulla natura morta.
Il titolo della mostra Le stanze delle muse e l’allestimento evocano un clima tra pittura, musica e poesia con arredi familiari e cari al Maestro (il suo pianoforte), immersi nel verde della campagna bolognese.