Le scuole di lingua per stranieri chiedono aiuti e un turismo di qualità

Firenze – Venticinque accademie di lingua e cultura italiana di Firenze e della Toscana hanno da poco costituito il Comitato di Volontariato, raccogliendo la migliore eredità culturale toscana.  Il Comitato, nato spontaneamente con il proposito di operare in campo sociale, culturale ed istituzionale, intende perseguire diverse finalità per diffondere la conoscenza della lingua e della cultura italiana, in particolare quella toscana, dagli usi e costumi alla storia artistica, musica, alla moda e alla cucina.

Ne parliamo con Andrea Moradei, neo segretario del Comitato e titolare della scuola Centro Italiano.

Per le scuole che propongono la loro offerta agli studenti stranieri il covid è stato devastante ma non è stato sostenuto dallo Stato. Ci sono i ristori ma non comprendono le vostre scuole. È una situazione complessa…

Si è così, i primi provvedimenti con i contributi a fondo perduto dati dal Governo alle partite IVA, sono stati dati in modo generalizzato. Quando il Governo ha deciso di cambiare indirizzo e di provvedere a questo tipo di contributo attraverso i codici Ateco, in pratica con i provvedimenti dei ristori uno, due, tre e quattro, si è dimenticato della nostra categoria. Nel senso che i nostri codici Ateco non sono stati compresi tra le imprese che hanno beneficiato dei contributi a fondo perduto”.

Comunque avete subito delle notevoli perdite…

Deve tener conto che non lavoriamo da febbraio di quest’anno. Siamo collegati ai flussi del turismo internazionale ed essendosi completamente fermati, è da febbraio che noi non abbiamo studenti nei nostri corsi. Abbiamo cercato di sostituire i corsi in presenza con dei corsi online, ma, nonostante i nostri sforzi organizzativi, dal punto di vista economico, quest’ultimi non riescono a sostituire i corsi in presenza”.

Quindi avete deciso di costituire un comitato per rendervi più visibili e più rilevanti…

Firenze e la Toscana sono delle zone molto importanti per questo tipo di offerta, perché è a Firenze che sono nati i primi programmi di studio della lingua e cultura italiana. È un tipo di offerta, nella forma di scuole private, che è nata nella nostra città. Le scuole attive tra Firenze e la Regione Toscana sono almeno una trentina, e di queste siamo riusciti ad accoglierle nel comitato venticinque”.

Costituire il comitato è stato un successo perché è un’entità in grado di rappresentare i vostri interessi e le problematiche del settore…

La problematica è soprattutto di carattere economico ma abbiamo trovato rilevante anche l’aspetto dell’associazionismo. Nel senso che, a parte la nostra associazione di categoria che si chiama Asils a livello nazionale, non eravamo mai riusciti a livello regionale a coordinare i nostri sforzi e il nostro lavoro. Per questo è anche un’esperienza molto positiva: siamo diventati consapevoli di avere molti problemi in comune e se lavoriamo insieme possiamo affrontarli in modo migliore”.

Quali progetti avete pensato di attuare per sensibilizzare la pubblica amministrazione?

Nell’immediato la nostra richiesta è proprio relativa all’inserimento dei nostri codici Ateco nei provvedimenti in favore delle imprese che hanno subito maggiori danni in questa epidemia. Ci saranno dei provvedimenti da parte della Regione Toscana, anche questi denominati “ristori”. Uno dei nostri primi obiettivi è di essere inseriti tra le imprese che beneficeranno di questi. Il secondo, invece, è un obiettivo più a lungo termine. Si tratta di essere più presenti e visibili all’interno della realtà politica regionale perché la nostra categoria non è mai stata rappresentata in modo sufficiente e non ha mai ricevuto abbastanza attenzioni da parte delle istituzioni. Ogni scuola riesce a portare almeno 400/500 studenti stranieri l’anno in città o nella regione. Il dato deve essere moltiplicato per venticinque. Questi studenti vi soggiornano minimo una settimana o quindici giorni. Non solo prendono un appartamento o vivono in albergo ma mangiano al ristorante, frequentano i bar e i caffè delle città dove studiano”.

Spesso si fermano più tempo per approfondire la storia e la cultura…

Il nostro lavoro non riguarda solo le nostre scuole con i propri corsi di lingua e cultura ma anche le strutture ricettive, i ristoranti, gli alberghi. Abbiamo fatto dei calcoli a livello nazionale e, calcolato anche l’indotto, la spesa dei nostri studenti stranieri che raggiunge cifre ragguardevoli. Tutte persone straniere che, se venisse a mancare la nostra offerta, non verrebbero in Toscana. Dovete capire che non è lo stesso tipo di soggetto che fa parte dei gruppi turistici che frequentano le nostre città. È un turismo consapevole, attento alla realtà culturale italiana e amante delle nostre identità locali”.

Dalla nostra regione si aspettano molto anche per la lingua…

L’italiano non è una lingua che si apprende per motivi di lavoro. La maggior parte delle persone decidono di impararla perché amano l’Italia, sono attratti dal nostro Paese. Lo considerano il Paese del Bello e il Buono. Per bello intendo la produzione artistica e per buono intendo la cucina e i vini italiani. Queste persone amano l’Italia e vedono nell’apprendimento della lingua uno strumento per conoscere meglio questa realtà e per avere contatti con i nativi. Questa è una cosa molto bella. Si parla di storia, di cultura, di arte e si gusta l’offerta enogastronomica. Le nostre città e la nostra regione costituiscono dei contesti perfetti per una persona che vuole imparare la lingua”.

Il comitato vuole portare avanti dei progetti per promuovere il messaggio culturale? Per esempio dei video promozionali che coinvolgono anche la Pubblica Amministrazione?

Per noi ogni strumento è valido. Intanto con molti uffici locali siamo ad un approccio conoscitivo. Poi potremo presentare in futuro dei progetti per ciò che riguarda gli investimenti del Comune o della Regione nel settore del turismo culturale. Noi ci lavoriamo da molti anni e abbiamo una bella esperienza che potrebbe essere messa a servizio delle comunità locali, perché i benefici economici del turismo sono sempre notevoli. Nel prossimo futuro vorremmo avere questa capacità di consigliare sull’uso di questi investimenti, indirizzandoli su progetti che possano sviluppare l’afflusso di turisti di questo tipo ”.

Come comitato avete un grande potenziale…

Tra le scuole di lingua italiana private e le università americane si parla di migliaia di studenti ogni anno. Non è un tipo di turismo distruttivo. Abbiamo assistito nella storia recente ai gruppi di turisti che piombavano sulla città. Portavano soldi ma anche trasformazioni. Il centro della città di Firenze è stato completamente cambiato dal turismo. Quelle che erano trattorie tipiche, caffè con tavoli all’aperto, tutto è stato trasformato in un turismo di consumo. Il nostro turista è più conservativo, in un senso positivo. È attratto dagli aspetti culturali, tradizionali, dalla memoria storica. Queste persone vogliono trovare un’autenticità locale. E noi ne abbiamo da vendere, ma spesso lo dimentichiamo”.

 

 

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