Le ricette di Cia per il rilancio del florovivaismo e un’efficace attuazione della legge regionale di settore nella prossima legislatura

Il documento di Cia Pistoia e Cia Toscana è stato consegnato idealmente al candidato presidente Rossi, sostituito dall’assessore Bugli, e a tutti i candidati alle imminenti elezioni in un incontro tenutosi ieri ad Agliana a cui era presente il gotha del vivaismo pistoiese. Tra le 9 linee di intervento proposte per risollevare il settore dalla momentanea crisi, drastiche semplificazioni burocratiche, un tavolo regionale per la filiera del verde (comprensivo della floricoltura), più sostegno a innovazione ricerca e Cespevi, un piano per il riciclo degli scarti dei vivai in compost di qualità, norme che assegnino lavori e gestione del verde pubblico alle aziende competenti del comparto. Bugli, disponibile ad aprire subito il confronto sul testo a cominciare dalla semplificazione, ha avvertito che stanno per essere pubblicati i bandi dei Pif.

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Una serie di immediate e concrete azioni di sostegno, riassunte in nove punti, per rilanciare tutto il settore florovivaistico e in particolare il vivaismo ornamentale pistoiese, che sta vivendo un momento difficile e rischia di entrare in una crisi senza vie d’uscita, disperdendo così un patrimonio di capacità produttive e professionalità universalmente riconosciuto.

E’ il documento presentato ieri da Cia Toscana e Cia Pistoia durante un incontro presso i Vivai Signori Maurizio di Agliana, una fra le aziende pistoiesi più duramente colpite dalla tempesta di vento del 5 marzo scorso, a cui era stato invitato il candidato presidente alle imminenti elezioni toscane Enrico Rossi – poi sostituito per un grave problema familiare dall’assessore regionale alle finanze e ai tributi Vittorio Bugli – e a cui sono intervenuti i candidati consiglieri Massimo Baldi, Federica Fratoni e Alice Giampaoli. Incontro a cui era presente, insieme al presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini nel ruolo di moderatore e al direttore di Cia Toscana Giordano Pascucci (in sostituzione del presidente Luca Brunelli, in missione negli Stati Uniti) e al rappresentante del gruppo di interesse economico (Gie) nazionale del florovivaismo di Cia Roberto Chiti, un po’ tutto il gotha del vivaismo ornamentale pistoiese: a cominciare dal presidente del distretto Francesco Mati fino al presidente dell’Associazione vivaisti pistoiesi Vannino Vannucci (entrambi di Confagricoltura).

Il documento con le linee di intervento proposte da Cia che è stato consegnato fisicamente ai candidati invitati presenti – e idealmente a Enrico Rossi (al quale sono state rivolte parole di affetto e solidarietà dagli intervenuti) ma anche a tutti gli altri candidati alle elezioni regionali – è articolato nei seguenti nove punti: 1) semplificazione e riduzione degli adempimenti burocratici; 2) una nuova politica per il verde pubblico, con maggiore attenzione a coinvolgere chi ha capacità in materia e regole chiare a garanzia del cittadino; 3) misure di sostegno all’innovazione e alla ricerca, con un impegno specifico a rinnovare e sviluppare l’attività del Cespevi, il Centro sperimentale per il vivaismo presieduto da Renato Ferretti; 4) incentivi a favore dell’aggregazione aziendale e della produzione di piante di qualità certificata; 5) incentivi a favore dei giovani agricoltori, anche per forme di apprendimento in materie specifiche; 6) incentivi alla produzione di compost di qualità e riutilizzo degli scarti verdi aziendali; 7) strumenti finanziari per favorire la crescita della liquidità ed agevolare i pagamenti fra le aziende agricole del settore; 8) attivazione di un tavolo regionale della filiera del verde, che dovrebbe coinvolgere distretto e associazioni di categoria per poter esaminare tutte le problematiche relative al vivaismo nei comuni del comprensorio, ma anche la floricoltura e le altre realtà florovivaistiche regionali; 9) più fondi per la promozione del florovivaismo, quale una delle principali attività agricole della Toscana (il 30% del Pil agricolo della regione, con circa 3600 aziende florovivaistiche, di cui 2700 del vivaismo ornamentale, che a Pistoia consiste in 1200 imprese, 5000 addetti e 600 milioni di plv, produzione lorda vendibile).

Aprendo i lavori il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini, dopo aver manifestato soddisfazione per l’unione di intenti fra Cia e Confagricoltura che ha portato alla staffetta alla guida del distretto fra Vannucci e Mati, ha fra le altre cose segnalato un nuovo problema concreto che si sta affacciando sul vivaismo pistoiese, quello dell’obbligo di contatori ai pozzi dell’acqua, «un approccio un po’ rigido alla questione idrica, che sembra quasi dimenticare che ormai gran parte dell’acqua nei vivai pistoiesi viene riutilizzata a ciclo continuo». Orlandini ha poi ricordato che il documento proposto da Cia per scacciare la crisi dal florovivaismo viene presentato ai candidati alle regionali perché, con la perdita di ruolo della provincia, «sarà la Regione ad avere la delega in agricoltura e quindi l’interlocutore privilegiato anche per il florovivaismo». Inoltre si è soffermato sull’importanza cruciale di alcuni dei punti del documento, come ad esempio la necessità di sostenere il Cespevi: «nell’anno di Expo possiamo dire che a Pistoia si producono piante di qualità e a Pescia fiori di qualità, ma questo non basta. Ci vogliono prodotti innovativi e in tal senso è essenziale il ruolo del centro sperimentale del vivaismo, che però con la riforma delle camere di commercio sta per perdere il suo punto di riferimento istituzionale e finanziario».

Nel suo rapido intervento, il presidente dell’Associazione vivaisti pistoiesi Vannino Vannucci si è detto d’accordo con Orlandini, perché «la globalizzazione ci ha fatto capire che bisogna essere uniti», e ha chiosato sulla questione contatori ai pozzi: «ogni singola goccia di acqua viene da noi riutilizzata e questo è spesso ignorato da chi non è del settore, che si è enormemente evoluto nella gestione idrica».

Il responsabile di Cia del Gie nazionale del florovivaismo, nonché vicepresidente di Piante e fiori d’Italia, Roberto Chiti, ha illustrato uno per uno i punti del documento di Cia, evidenziando ad esempio che la necessità di semplificazione burocratica è legata al fatto che «la redditività, soprattutto per le piccole aziende florovivaistiche, è talmente bassa che non ci sono più le risorse necessarie all’espletamento di tutte le pratiche burocratiche». Oppure che «il verde pubblico non deve più essere gestito da ditte di altri settori che non sanno nulla di verde e non sono in grado di fare interventi a regola d’arte». E ancora che «in tutte le regioni in cui ci sono eccellenze nel florovivaismo c’è un centro di ricerca come il Cespevi, basti pensare all’istituto regionale per la floricoltura di Sanremo». E infine che «nel nostro settore c’è una grande quantità di scarti, ma questo problema può trasformarsi in una risorsa, purché sia creata una cornice normativa e regolamentare ad hoc» e che «anche il nostro settore dovrebbe ricevere fondi per la promozione come quelli ricevuti da altri comparti agricoli».

Il presidente del distretto vivaistico ornamentale Francesco Mati ha esordito dicendo che «arrivare in questo bel vivaio, con gli uccellini che cantano e circondati da piante, è la prima risposta a quelli che accusano il vivaismo di inquinare, quando non lontano da qui vedo invece tutto il cemento del macrolotto». «Anche se ci sono piccoli segnali di ripresa – ha continuato Mati – siamo ancora in mezzo alla crisi e per alcune aziende è forse troppo tardi per riprendersi. Il nostro settore non è, come si sente dire talvolta, un settore che produce beni voluttuari, ma qualità della vita, ossigeno e bellezza. E ci sarà sempre qualcuno che si rivolgerà a noi: dai giardinieri agli architetti del paesaggio. Ma ci vorrebbero degli incentivi per portare il verde nelle scuole e nei giardini pubblici, anche per non continuare a prendere le multe dell’Ue per l’aria inquinata».

Il candidato consigliere regionale Massimo Baldi ha fra l’altro sostenuto che per molto tempo non c’è stato dialogo fra il mondo del vivaismo e la città di Pistoia, ma da alcuni anni i vivaisti con le loro sponsorizzazioni hanno un ruolo importante nella comunità. Bisogna proseguire in questa direzione, togliere lacci e lacciuoli e dare al vivaismo lo stesso peso che si dà a industrie come la Breda, perché tutti i settori sono ugualmente importanti. La candidata Federica Fratoni ha detto che il tavolo regionale del verde è la strada giusta per il confronto fra livello regionale e soggetti del settore e che il Cespevi, nonostante le difficoltà attuali, dovrà avere un ruolo molto più dinamico con l’aiuto della Regione, visto che oltretutto, in aggiunta ai compiti di ricerca, ha la gestione di un parco di grande pregio. Mentre Alice Giampaoli, altra candidata al consiglio regionale, ha affermato che il rapporto armonico tra ambiente e sviluppo è connaturato al settore vivaistico e più in generale florovivaistico e che è di fondamentale rilievo l’azione per valorizzare gli scarti verdi.

L’assessore regionale alle finanze Vittorio Bugli ha ricordato che nella scorsa legislatura il consiglio regionale ha approvato una legge sul vivaismo che «ha dato dignità autonoma al settore, al pari di pochi altri, quali ad esempio l’artigianato, e quindi da questo momento il vivaismo non può più essere sottovalutato». «La prossima legislatura – ha aggiunto – deve servire per far seguire le azioni concrete alla legge, anche a partire dalle indicazioni del vostro documento». Bugli si è impegnato a portare il documento all’attenzione di Enrico Rossi e si è detto pronto a convocare già la prossima settimana una riunione per raccogliere puntualmente le proposte concrete, a cominciare da temi quali la semplificazione burocratica. Inoltre Bugli ha ricordato il lavoro svolto dalla Regione in agricoltura e in particolare sui fondi europei e con l’attivazione di bandi per l’agricoltura che alla voce Pif (progetti integrati di filiera) – in pubblicazione la prossima settimana – valgono 90 milioni. Bugli ha concluso dichiarando la necessità che nella prossima legislatura venga completamente rivista e rimessa al passo coi tempi la promozione della Regione Toscana: «non critico il lavoro di Promozione Toscana, ma è l’assetto della promozione regionale che non basta più: ci vorranno sempre di più investimenti cospicui e mirati, in un’ottica di coordinamento nazionale».

Il direttore di Cia Toscana Giordano Pascucci, nel tirare le conclusioni con estrema sintesi, ha ripreso un tema introdotto dall’assessore Bugli, la legge sul vivaismo della Toscana, approvata nella scorsa legislatura regionale su iniziativa di due consiglieri pistoiesi quali Gianfranco Venturi e Caterina Bini. «La legge sul vivaismo – ha detto Pascucci – deve essere attuata e ci sono diverse questioni problematiche da affrontare immediatamente. Fra i temi che mi preme qui sottolineare come prioritari, ricordo il credito, la ricerca e la promozione». «Bene per la tempestività della regione toscana nell’attuazione dei bandi in agricoltura – ha concluso Pascucci -, ma abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione che sia tempestiva anche nelle incombenze quotidiane e ci vuole la massima attenzione a non smantellare i presidi nelle aree rurali, che sono già in difficoltà».

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