Hai voluto la bicicletta? Allora suona…
Incontro Francesco Mantovani (al centro nella foto sopra), 23 anni, residente a Taneto di Gattatico, a pochi giorni di distanza dalla data d’esordio di “Pedala Piano”, il progetto musicale di cui ho parlato la settimana scorsa (link). All’intervista non sono presenti Andrea Carri e Daniele Leoni, gli altri pianisti protagonisti dell’avventura itinerante del progetto, ma l’entusiasmo e l’energia di Francesco ne colmano subito l’assenza. Quando cominciamo a parlare di musica, Francesco infatti diventa un fiume in piena e dimentica presto l’imbarazzo delle prime domande.
Francesco, come nasce la passione per la musica?
“Mi innamorai della tastiera all’età di sei anni, durante un campeggio estivo, grazie ad un ragazzo che suonava “50 Special” dei Lunapop. Rimasi talmente impressionato che decisi di iscrivermi al corso di pianoforte della scuola di musica Carl Orff di Praticello”.
Suoni pianoforte da sempre…
“Praticamente sì! Suono pianoforte dall’età di sette anni, da allora ho frequentato diverse scuole di musica e, ancora oggi, prendo lezioni private perché credo nell’esercizio quotidiano e nella perseveranza: solo così si raccolgono buoni frutti”.
Tra i tuoi insegnanti, c’è qualcuno a cui sei maggiormente legato?
“Un ringraziamento speciale va sicuramente a Paolo De Matteis, mio attuale insegnante. Mi ha aperto le porte a nuovi orizzonti e svariati generi musicali”.
Oltre a “Pedala Piano”, sei impegnato in altri progetti musicali?
“Attualmente faccio parte dei Dejablues e spesso mi esibisco in serate ed eventi in acustica”.
Ti sei mai esibito a Reggio Emilia?
“Certo, è la mia città natale. Durante la stagione invernale, ad esempio, mi esibisco spesso ai “Chiostri della Ghiara” mentre in estate partecipo ai “Mercoledì Rosa”.
Coltivi altre passioni, oltre alla musica?
“Ne coltivo tante. Alcune a livello amatoriale, come il tennis, il trekking, lo sci e la fotografia; di altre, come l’architettura ed il design, ne ho fatto una professione. Frequento la facoltà di Architettura e Design di Firenze e collaboro da tempo con uno studio di design di Reggio Emilia” (Studio Andreoli Cavaletti Associati – ndr).
Torniamo alla musica. Componi anche testi?
“In questo momento ho molti testi e spartiti nel cassetto, ma non li ho mai tirati fuori perché non riesco a dedicare loro il tempo e l’attenzione che meriterebbero. E chi lo sa, un giorno potrebbero dar vita a nuovi progetti!”.
Come nasce “Pedala Piano”?
“Nasce dall’ispirazione ad un altro innovativo progetto musicale: “Piano City”, organizzato dalla città di Milano. “Piano City” porta la musica in spazi che normalmente non accolgono concerti, ribaltando così i piani visivi e uditivi e trasformando Milano in una grande sala da concerto. I pianoforti vengono ospitati nei luoghi più caratteristici della quotidianità di Milano o in case e cortili privati. Proprio in occasione di “Piano City”, io e Andrea Carri abbiamo conosciuto Daniele Leoni”.
Chi dei tre può essere considerato il “deus ex machina” del progetto?
“Fin dall’inizio, Daniele si è dimostrato il più entusiasta e ha iniziato ad organizzare e promuovere l’iniziativa con un’energia inarrestabile e coinvolgente”.
Francesco, hai mai intrapreso esperienze musicali all’estero?
“Io e Andrea abbiamo condiviso alcune esperienze in Germania, nella regione del Saarland, dove ci siamo esibiti presso alcune sale da concerto e serate in “houseconcert”, e a Londra. Naturalmente hanno conosciuto la nostra musica grazie alla rete…”.
A proposito di rete, pensi sia utile alla promozione di nuovi progetti simili al tuo?
“Sicuramente è molto utile. Offre la possibilità di raggiungere, dal nulla, pubblici eterogenei che diversamente non verrebbero raggiunti. L’unica nota stonata è rappresentata dall’immensa mole di informazioni promossa dalla rete: difficilmente il pubblico si sofferma e si affeziona ai progetti di nicchia”.
In “Pedala Piano”, sono riflesse le vostre esperienze estere?
“Assolutamente sì! Quando abbiamo suonato in Germania e a Londra, abbiamo scoperto la magia del suonare ed esibirci per strada. Nei luoghi d’interesse e nelle principali stazioni ferroviarie ci sono vere e proprie postazioni fisse, allestite per permettere agli artisti di strada di esibirsi liberamente”.
Hai riscontrato differenze tra la realtà musicale italiana ed estera?
“All’estero c’è una cultura diversa. A Londra, ad esempio, ho conosciuto il più grande numero di artisti di strada “regolari” mai esistito; in Italia tutto è più difficile. Solo negli ultimi tempi sono stati allestiti pianoforti nelle principali stazioni (Roma, Milano, Torino); e anche Reggio, da circa quattro mesi, ne ospita uno all’interno de “I Petali”.
E il pubblico?
“Il pubblico italiano si ferma, incuriosito, ma ha bisogno di maggior intrattenimento rispetto ad un pubblico europeo interessato soprattutto alla musica… con qualche eccezione…
Spiegati meglio…
“Capita spesso, a fine concerto, di essere avvicinati da numerose ragazze straniere, soprattutto inglesi e francesi, non sempre interessate solo alla musica! Colgo l’occasione per lanciare un appello ricordando che Daniele (27 anni, Modena) è ancora in cerca dell’anima gemella!”.
(Francesco mi rivela di essere fidanzato e allora la domanda è d’obbligo – ndr) La tua ragazza non è gelosa di queste attenzioni?
“Sì, è il motivo per cui è sempre così coinvolta e partecipe durante le serate. Mi tiene sempre sotto controllo…”.
Tornando a “Pedala Piano”, come vi siete divisi i compiti?
“Io mi sono occupato della parte organizzativa e grafica, Andrea della parte tecnica (elettronica, casse, suoni) mentre Daniele si è dedicato alla promozione dell’iniziativa e al progetto della bicicletta-pianoforte”.
Suonate generi diversi?
“Sì. Abbiamo formazioni musicali differenti e questo si riflette nelle nostre scelte. Daniele predilige il pop e il classico, Andrea il neoclassico ed io il blues e il soul”.
Come nasce l’idea di affidarsi a Musicraiser per finanziare il progetto?
“Dall’intuizione di Andrea che sulla piattaforma ha finanziato gli ultimi suoi dischi (“Metamorfosi” e “Kronos”).
Parliamo della prima tappa a Vignola, il 29 luglio…
“È andata molto bene. Tutto ha funzionato per il meglio nonostante il poco tempo a disposizione per le prove e il collaudo del pianoforte. Il pubblico è rimasto piacevolmente incuriosito da quell’oggetto verde e dalle note che sprigionava!”.
Ti piacerebbe portare “Pedala Piano” tra le strade di Reggio?
“Mi piacerebbe moltissimo, è la mia città! Ancora non abbiamo ricevuto alcuna proposta… Mi auguro che “Pedala Piano” sia un’avventura itinerante senza fine, senza una meta d’arrivo!”.
Per concludere, cosa diresti ai giovani che oggi si avvicinano al mondo della musica?
“I primi anni sono sicuramente i più difficili. Non è facile restare ore al pianoforte mentre i propri amici giocano a pallone, vanno a ballare o si godono il tempo libero. L’importante è non mollare perché poi ne vale la pena. La musica ripaga sempre. La musica arricchisce personalmente e regala emozioni, esperienze e gratificazioni inaspettate”.
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