Sesto Fiorentino – Monia Monni, al suo secondo mandato, è risultata la prima eletta in Consiglio regionale nella lista Pd nel collegio di Firenze 4 (Calenzano, Campi Bisenzio, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino e Signa) con oltre 7800 preferenze.
Con questa intervista abbiamo chiesto le sue valutazioni sul responso elettorale, le valutazioni della situazione socio economica della Toscana e sulle scelte da fare nella prossima legislatura.
Quali indicazioni si possono trarre dal voto regionale?
Ritengo che le cittadine e i cittadini toscani abbiano scelto Eugenio Giani e il centrosinistra perché ne hanno riconosciuto la serietà e la competenza, fattori ancor più indispensabili in tempo di pandemia. Hanno investito sul futuro partendo dal riconoscimento del buon governo della Toscana. Noi abbiamo gestito al meglio l’emergenza sanitaria, raddoppiando le terapie intensive e assumendo, in pieno lockdown, circa 2000 tra infermieri e OSS e 670 medici. Noi abbiamo governato l’emergenza anche grazie al proficuo rapporto con l’associazionismo, non solo quello preziosissimo del 118, ma anche quello che si è messo a disposizione per distribuire mascherine o consegnare spese a domicilio. Noi abbiamo protetto gli ospedali grazie alla collaborazione con la medicina territoriale (che altre regioni hanno smantellato) e fatto prevenzione distribuendo gratuitamente circa 100 milioni di mascherine. Tutto questo i toscani lo hanno visto, compreso bene e collocato in un sistema valoriale chiaro che prevede, tra le altre cose, che la sanità sia pubblica e universalistica.
Nella prossima legislatura quali i primi problemi da affrontare?
Siamo nel mezzo della pandemia, in quella fase di convivenza con il virus che è certamente complessa ed estremamente delicata. Dovremo necessariamente rafforzare il nostro sistema sanitario pubblico, in particolare sul fronte della medicina territoriale, costruendo “ospedali senza muri” grazie alle unità infermieristiche, mediche e specialistiche che andranno a prendere in carico il bisogno laddove nasce. Ma è chiaro che la sfida sanitaria è accompagnata da una crisi sociale ed economica che va affrontata con determinazione e rapidità. Riforma del sistema di welfare regionale (con particolare attenzione al tema della non autosufficienza), aiuti veloci a lavoratrici, lavoratori e imprese e capacità di accelerare la transizione ecologica che sarà il volano di maggiore competitività e nuova occupazione.
Come aiutare la ripresa in Toscana anche in riferimento al Recovery Fund?
Il Recovery Fund può portare in Toscana una cifra enorme che viene stimata tra i 15 e 18 miliardi. Dovremo perciò essere bravi ad evitare aiuti a pioggia, ma concentrare le risorse su quei nodi strategici che possono portare la Toscana a riaccendere il motore e ricominciare a correre. È chiaro che la sfida principale ce la giocheremo sulle infrastrutture, tra cui devono essere ricomprese quelle digitali e quelle rivolte alla transizione ecologica.
Prima eletta in un collegio al centro di tensioni di varie problematiche… un segno di fiducia ma anche una responsabilità
Mi faccia ringraziare innanzitutto tutte e tutti coloro che mi hanno rinnovato la loro fiducia con il voto di domenica e lunedì, segno che il lavoro di questi anni è stato largamente apprezzato. La Piana fiorentina è un’area strategica per la Toscana, ma dobbiamo avere la capacità di fare uno scatto avanti per aumentarne l’attrattività, la competitività e migliorarne sempre più la qualità della vita dei cittadini. La responsabilità che avverto è forte, ma so di poter lavorare con il supporto di amministratori locali che stanno dimostrando grande competenza e visione ampia.
L’area fiorentina come città policentrica? Un’ipotesi realizzabile? Su quali presupposti?
Se il Covid ci lascia una lezione da imparare è quella che da soli non ce la possiamo fare. Ho sempre creduto nella prospettiva di una Grande Firenze ed è quella verso cui mi muovo, consapevole che serve forte reciprocità. Mi faccia però dire che la strada giusta e che auspico da tempo è quella che sto vedendo intraprendere sulla questione dello stadio della Fiorentina dai Sindaci di Firenze, Dario Nardella, e di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi. Serve un dialogo forte e costruttivo per immaginare un’area fiorentina che non si limiti ad essere pensata entro i confini comunali.
Foto: Monia Monni