Le micidiali diseguaglianze del sistema

Da una parte la sospensione dell’Imu (col sapore del salasso solo rinviato) e il rifinanziamento della Cig, dall’altra l’ennesimo aumento Iva e la completa paralisi sui tagli alla spesa pubblica, a partire dal taglio agli stipendi dei Parlamentari ed al loro esorbitante numero. I primi passi del governo Letta si giocano tra equilibrismi di rara complessità e speranze collettive di recupero di credito politico. Col giudizio dell’opinione pubblica che sembra, per ora, solo sospeso. La classica quiete che precede la tempesta?

In sostanza, resta all’orizzonte delle tasche degli italiani una nuova stagione di tasse e sacrifici; in particolare l’Iva avrà il collaudato effetto di annichilire ulteriormente consumi e produzioni, allargando lo spettro della recessione e della disoccupazione. Cambiano gli spartiti, da destra a sinistra, da tecnico a larghe intese ma la musica rimane invariata. E la domanda resta inevasa quanto cronica: può esistere una forma diversa di reperimento fondi rispetto al raschiamento del barile dei soliti noti, ormai ridotti in miseria?

Di domanda in domanda dunque, ancora senza risposta. In mezzo ci stanno anche il rapporto Fisac sullo smisurato divario tra top manager e dipendenti (coi primi che, dopo aver fatto fallire o quasi le rispettive aziende di appartenenza guadagnano 163 volte più dei secondi) e l’ultimo rapporto Mannheimer che riporta come gli italiani mettano al primo posto dell’agenda urgenza proprio la drastica riduzione degli emolumenti a chi ci governa. Insomma, come questa testata ribadisce fin dai suoi primi vagiti, i politici se vorranno recuperare un minimo di credibilità agli occhi del Paese dovranno optare per scelte anche simboliche, ancorché non risolventi i maxi problemi economici della nazione.

Poi la questione delle questioni: ha senso restare nell’euro in assenza di fatto di una vera identità europea causa ben stringenti confini nazionali? E soprattutto senza più capacità e possibilità di proprie politiche fiscali ed economiche evidentemente dettate dall’esterno? E con nessuno che si prende la briga di andare a ricontrattare le nostre condizioni sul debito pubblico? Questioni su cui torneremo punto per punto

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