Magari sbaglio. Comunque capite bene da queste premesse che il mio interesse verso i molti momenti televisivi nei quali ci si occupa di meteorologia è assai scarso. Se, e per dirla con Mina “e sottolineo se”, li guardo non seguo con estrema attenzione i capricci dell’anticiclone delle Azzorre né le intenzioni di spostamento di quel preciso fronte nuvoloso. Ma, ultimamente, mi sono accorto che c’è una cosa che mi attira profondamente ed è la danza, essenziale o barocca, nella quale si impegnano le mani del metereologo, o meglio dei metereologi, maschi o femmine che siano, protagonisti indiscussi degli appositi spazi dei telegiornali. Noi che abbiamo visto come autorità indiscussa il Colonnello Edmondo Bernacca, in principio in bianco e nero nell’unico canale TV allora in funzione, ricordiamo con una certa nostalgia quella sua rassicurante calvizie, quella sua aria garbata, quella sua voce profonda con la quale, senza nessun accento romano come la sua origine poteva giustificare, ci dava conto delle alte quanto delle basse pressioni. Erano i tempi, forse un po’ sempliciotti, in cui nei picchi estivi si subiva la temperatura di 39 gradi e la cosa finiva lì: nessuno si sognava di allarmarci dicendo però che “la temperatura percepita è di 42”. C’era ancora Alberto Lupo che distribuiva caramelle, Fred Bongusto che costruiva rotonde sul mare senza pagare né ICI né IMU, e c’era ancora quel gran signore di Lelio Luttazzi che scriveva canzoni bizzarre, copriva lievemente il suo piano con una spolverata di jazz a velo e il sabato gridava “Hiiiiit Pareeeiiiid!!!”. Tornando al colonnello, i suoi gesti erano molto misurati, si schierava nella parte sinistra del teleschermo e con la mano destra fornita di penna indicava le formazioni nuvolose sulla carta geografica. Via via la vita si è congestionata e il Cynar di Calindri non era più efficace “contro il logorio della vita moderna”, le reti televisive si moltiplicavano e, pare strano, ma anche i protagonisti dell’informazione meteo tradivano una diversa visione del mondo: sulle reti Mediaset si affermano sempre di più le “meteorine”, belle figliole che davano (danno) la netta impressione di essere uscite da un casting più simile a un concorso di bellezza che a un concorso di competenza; sulle reti Rai si è resistito fino all’impossibile, fino all’addio quasi commovente di Guido Caroselli lo scorso 30 giugno (http://www.youtube.com/watch?v=JrWqmZtwhFQ). Ma già si vedeva che Mediaset docet e anche la rai si stava dotando di metereologhe, anche se più professionali e meno squinzie. Canale 5 si è a lungo fregiato della competenza di Mario Giuliacci, metereologo vero, che però in quanto a presenza scenica lasciava a desiderare immobile come spesso era, uso sarcofago egizio, sulla sinistra del teleschermo. Ma a far coniare il lemma Meteorine è stato il TG4 di Emilio Fede ed è stato un tourbillon: Anna Prete inaugura la serie delle lettrici immobili con le mani incollate sulla cartelletta, occhioni e sorrisone. Poi dalla Francesca Leto alla Gabriela Grechi il cliché non cambia, compresa Giovanna Del Giudice che spiccando il volo dal meteo si candida alle elezioni provinciali e diventa assessore alla Provincia di Napoli per il PDL. Fra i commenti, qui citabili, al video che la ritrae ancora meteorina si trova “Brava è brava, peccato che non sappia leggere”. La Rai risponde con Valentina Bisti e francamente non c’è partita perché oltre ad essere bella sa leggere e sembra addirittura competente. Ma da molti anni il re del gesto del metereologo è Paolo Sottocorona, della 7. Innanzi tutto è l’unico, di tutti quelli citati e anche degli altri, che si colloca alla destra dello schermo ed usa quindi, per disegnare i fenomeni sullo schermo retrostante, la mano destra che si muove morbida sia che segnali con un dito sia che si allarghi a mimare un movimento di cirri o nembi o che indichi le temperature nelle varie zone del paese. E’ anche colui che di mani ne usa due per unirle in morbidi movimenti rotatori che spiegano il formarsi ed il succedersi dei fenomeni. È quasi una danza quella di Sottocorona che mi ipnotizza con la sua gradevolezza. Poi per sapere che tempo che fa continuo a guardare fuori di finestra.
Gianni Caverni