Le manager non hanno mogli su cui contare

Il senso di Sara per la Polis

Sara Di Antonio

Si chiama «Dirigenti disperate» (www.dirigentidisperate.it) ed è un intelligente blog per donne che lavorano, desiderose di capire se è il mondo attorno a loro che è sbagliato, o se sono sbagliate loro. Se, insomma, la difficoltà negli avanzamenti di carriera e la complicata gestione del quotidiano abbiano delle cause: Chiara Lupi analizza lo status di donne che provano a fare le dirigenti e le donne in carriera con un’ottica precisa e ironica, che ci libera da molte lagne da mater dolorosa che ha inflazionato –e reso retorica- parte della letteratura sulle questioni di genere.

E lo fa perché la sua è un’ottica più womenoemics, cioè una sensibilità propria della donna d’azienda, meno incline ai sotterfugi e ai vittimismi, proprio perché è con il duro (e maschile) mondo delle imprese italiano che deve scontrarsi, e non, ad esempio, con il mondo della scuola o degli enti ormai fortemente femminilizzati.

Lupi è divorziata, madre di figli adolescenti e, anche per ragioni biografiche («Il senso è che tutti e due i miei genitori, pur vivendo vite diverse, mi hanno trasmesso principi identici. Si può prendere in mano la propria vita oppure decidere di vivere la vita di qualcun altro. A volte è più facile essere deboli. A volte conviene. Soprattutto alle donne. A me hanno insegnato che non c’è spazio per la debolezza»), non indulge nell’autocommiserazione. Ed è brillante il ragionamento sulle donne che dovrebbero meritarsi una moglie più che un marito: cioè un soggetto che finalmente ascolta, silenziosamente accudisce, e magari anche consola dalle durezze della vita.

Nel suo blog, raccoglie studi, interviste, libere considerazioni su un ruolo che sta cambiando, il nostro (mentre non casualmente crescono i femminicidi) tra nomine al femminile (qualcosa si muove), leadership, gestione della routine. Badate bene, Lupi non parla di conciliazione; termine che è stato rigettato tempo fa anche da un grande punto di riferimento non piagnone delle questioni di genere, la giornalista Marina Terragni. Non manca qualche sorriso: l’avanzamento dei siti extraconiugali la dice lunga sul fatto che: «la capacità di orientarci nel mondo –leggiamo nella home- la stiamo dolcemente delegando ad altri. Siamo ridotti al punto che non ci sappiamo cercare nemmeno un amante?». Purtroppo sì, non lo sappiamo più fare e, forse, non ne abbiamo nemmeno più il tempo per trovarci da sole una relazione extraconiugale. È per questo che siamo diventate dirigenti; è per questo che siamo –felicemente- disperate.

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