Il pissi-pissi, bao-bao è una brezza leggera e fetente che non si sa dove possa portare. Le intercettazioni telefoniche, strumento (necessario) a volte benefico, altre venefico a fini giudiziari, coinvolgono malaffaristi e innocenti. Il risalto mediatico infine, terzo ingrediente di questo cocktail digestivo ed indigesto a un tempo, rischia di uccidere pubblicamente le persone.
Mentre la folla grida: “Barabba libero!”. E’ un circolo vizioso da cui non si sfugge. E la terza Repubblica delle banane di cui sono già scorsi i titoli di coda ne è stata fulgido esempio. Una clava che ogni parte usa, senza troppi scrupoli, l’una contro l’altra. Certe volte per nobili fini, anche se ” ‘l modo ancor m’offende “. Machiavellicamente, il fine giustifica il mezzo. Noi non siamo né giustizialisti né innocentisti ante litteram, cerchiamo di ragionare. Cerchiamo. Ora c’è il caso dell’udiciino locale Tarcisio Zobbi, dalle ambizioni mai pienamente soddisfatte, il cui nome è finito nelle carte di un’inchiesta che vuole far luce su presunte infiltrazioni malavitose nella politica. Connubio ahinoi ben radicato e certificato nel Belpaese. Zobbi, che non è toccato da alcun provvedimento, c’è finito in mezzo. “Sprovvedutamente” è stato beccato al telefono col Giulio Lampada, esponente di noto clan.
Probabilmente manco sapeva chi fosse anche se una certa dose di circospezione sarebbe sempre più che necessaria (a maggior ragione per chi anela ad amministrare cose pubbliche o finire in Parlamento). Insomma lo Zobbi “lampadato” ci sembra, allo stato attuale delle cose, una solenne minchiata. Tarcisio ha forse peccato in dabbenaggine più che altro. Per chiarimento finale, a chi volesse addossarci una qualche giubba, esplicitiamo che noi di Dc e Udc, centro e terzi poli vorremme sentir parlare solo leggendo libri di storia recente. Per rispetto della stragrande maggioranza degli italiani che si espressero a suo tempo per un bipolarismo il più netto possibile
Gianfranco Parmiggiani