Le imprese non trovano personale, pesano condizioni di lavoro e mancanza di competenze tecniche

Il focus di Irpet sui motivi della carenza di candidati alle richieste delle imprese in cerca di dipendenti

Firenze – Il grande tema della difficoltà da parte delle imprese a reperire personale, che ha avuto il suo apice nel periodo post-covid, è la criticità su cui l’Irpet ha posto lo sguardo nella Nota del 10 ottobre scorso.Una difficoltà ben evidenziata dai numeri: rispetto al periodo pre-pandemico,la quota di assunzioni previste con difficoltà di reperimento è cresciuta in Toscana di 9 punti percentuali, passando dal 29% del biennio 2018-2019 al 38% del biennio 2021 – 2022. Le difficoltà di reperimento non riguardano solo figure apicali ma anche e soprattutto quelle tecniche.

L’analisi, a cura di Silvia Duranti e Natalia Faraoni, è stata effettuata mettendo sul tavolo in particolare le imprese turistiche e quelle manifatturiere. L’analisi ha condotto all’emersione di alcune specificità settoriali che riguardano da un lato, il fabbisogno delle imprese in cerca di forza lavoro, dall’altro i motivi per cui la ricerca di personale è così difficile. In sintesi, riguardo al primo punto, mentre le imprese turistiche cercano per lo più personale a impiego temporaneo (57%), quelle manifatturiere si rivolgono al mercato del lavoro sostanzialmente per ragioni di ricambio generazionale (40%) e anche, ma solo in seconda battuta (31%), per l’espansione del loro volume produttivo, che causa necessità di ulteriore manodopera.

La maggiore difficoltà percepita dalle imprese in cerca di dipendenti è la carenza di candidati, tant’è vero che le imprese che lamentano maggiori difficoltà rispetto al periodo precedente la pandemia da Covid-19 sono il 63%, ma si sale al 76% nel caso delle imprese del turismo. Un dato interessante emerge dal confronto fra i due settori produttivi, riguardo ai motivi della carenza di candidati: se nell’industria la richiesta della qualità dei lavoratori prevale coinvolgendo il 44% delle imprese), nel turismo sono le condizioni di lavoro offerte a pesare (31%).

Andando ancora di più nello specifico, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, è l’orario a fare la prte del leone, motivazione segnalata dal 25% delle imprese con difficoltà di reperimento. Di questa quota, solo il 5% di imprese appartiene alla manifattura. Staccate, seguono le motivazioni legate al salario e al tipo di contratto. Viceversa, dal punto di vista della qualità dell’offerta di lavoro, la mancanza di competenze riguarda quasi esclusivamente le competenze tecniche, carenza che viene segnalata da un’alta percentuale di imprese dell’industria, pari al 39%. Di peso molto minore nella difficoltà di reperire personale sono le cosiddette “competenze trasversali”, digitali e linguistiche, che continuano ad avere un ruolo minoritario nella difficoltà dell’incontro tra domanda e offerta.

Infine, quanto può incidere la necessità delle imprese di misurarsi con i processi di transizione digitale e ambientale? Una quota ancora bassa delle imprese intervistate sembrano essere interessate, ma, fra quelle che dichiarano di aver messo nel conto uno sviluppo improntato su queste direttrici, è profonda la consapevolezza dell’imortanza del capitale umano. In questi casi, rilevanza proritria veine data alla formazione dei dipendenti, alla ricerca di personale con nuove competenze, all’introduzione di cambiamenti strutturali e gestionali.

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