Firenze – Figure bizzarre, curiose, mostruose, si mescolano a soggetti mitologici, animali, fiori e tempietti, incorniciando scene di vita di personaggi storici illustri oppure rappresentazioni allegoriche. Una grande opera fantasiosa che si svolge su 98 campate nei corridoi di Ponente, di Levante e di Mezzogiorno del primo piano della Galleria degli Uffizi.
Una ricerca di Valentina Conticelli, storica dell’arte, esperta di collezionismo mediceo, curatrice del dipartimento per l’arte del Settecento della Galleria degli Uffizi e curatrice del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, con il contributo di Francesca De Luca, ha dato vita a un interessante volume “Le Grottesche degli Uffizi” Giunti Editore, 2018.
Il libro, con le sue 416 pagine, ricco di dettagli e immagini inedite conduce il lettore in un appassionante percorso “a naso all’insù” nel magico mondo delle volte dipinte, dove arte e storia si fondono in unicum rappresentato dallo stile decorativo a grottesca. Le grandi differenze delle raffigurazioni fra i tre “corridori” come venivano chiamati, descrivono tempi di realizzazione, soggetti e autori diversi.
Il primo ad essere realizzato, nell’estate del 1581, fu il corridoio di Levante con le sue 46 volte, campate rettangolari di misure variabili, con decorazioni effettuate da Antonio Tempesta e successivamente da Alessandro Allori e la sua bottega. Tale tipo di pittura “a grottesca” affascinò i pittori fin dal 1480 che ne diffusero ampiamente per tutto il Cinquecento con profusione di interpretazioni. Le grottesche, dette all’antica, usano un linguaggio fortemente vario, simbolico e anche nascosto. Si riferiscono a l’unione di Francesco I de’ Medici con Bianca Cappello che il Granduca sposò in seconde nozze. Un matrimonio osteggiato, dimostrato anche in alcune raffigurazioni “nascoste” dove le immagini della perla e del cigno vogliono alludere al nome di Bianca Cappello. In generale le campate di Levante evocano il potere mediceo.
Nel 1652 fu deciso di elaborare il terzo corridoio, quello di Ponente, sempre con 46 volte con lo stesso stile della grottesca antica ma già più fluido, evoluto con riferimenti barocchi. Figure sottili che si reggono sul nulla, divinità, animali, concatenazioni floreali circondano scenari che inneggiano alla toscanità e alla glorificazione dei granduchi medicei. Dai ritratti di personaggi illustri, eccellenti menti in varie professioni particolarmente evolute nel periodo mediceo come l’arte, la filosofia, la meccanica, la storia, le scienze, etc. Sfortunatamente un incendio, nel 1762, distrusse le campate dalla 82 alla 98, verso nord, che furono di nuovo decorate con uno stile neoclassico, semplificando le grottesche ispirate agli antichi romani.
Le 6 volte di Mezzogiorno, le ultime a essere dipinte nel periodo 1696-99, per volere di Cosimo III, sono una celebrazione della religiosità dei Medici. Qui ci sono raffigurati santi toscani e motivi religiosi con riferimento sempre alla fede della dinastia medicea.
Foto: Fatica con Atlante che regge il cielo e la terra- Allori