La scuola del futuro? All’Isola d’Elba è già una realtà. I bambini della IV classe della scuola elementare “Cesare Battisti” e quelli della scuola elementare “San Rocco” di Portoferraio stanno seguendo, oltre alle materie tradizionali, con le maestre e la blogger Francesca Campagna, anche i Laboratori di comunicazione creativa e tecniche di scrittura digitale.
Questi piccoli seminari hanno lo scopo di insegnare ai bambini un modo divertente e culturalmente vivace di comunicare sui social.
“L’idea di andare a bussare alle Scuole Elementari- spiega Francesca Campagna- in realtà mi balenava da un po’ di tempo perché penso sia doveroso cercare di aiutare i bambini a trovare una qualche forma di continuità tra gli insegnamenti scolastici che li vedono impegnati con i grandi classici e quella che è la loro quotidianità a casa, fatta di tablet, smartphone, connessioni wireless e neologismi anglofoni. L’obiettivo era quello di prenderli per mano e farli partecipare all’iniziativa #twifavola, che si propone di rileggere “Le fiabe al telefono” di Gianni Rodari in un twit”. Ci sono andata anche perché vorrei che il territorio fosse sempre di più raccontato e scritto da chi lo ama e lo vive e chi, meglio dei bambini, può farlo?”
“Adesso- continua Francesca Campagna- sono felice più che mai di esserci andata, perché ho scoperto un ambiente pieno di creatività e di coraggio, abitato da maestre che a dispetto dei tagli e delle difficoltà a noi note in tema di Istruzione, interpretano con grande entusiasmo e ricchezza di contenuti il proprio lavoro. Sono uscita frastornata. Ho scoperto che i bambini conoscono un sacco di cose e che hanno una visione ricca, anche se ovviamente un po’ confusa, della materia. Si destreggiano con disinvoltura tra le parole, fanno sorrisi larghi al solo sentir parlare di “twitter”, si emozionano all’idea di poter conversare con altri bambini al di fuori dall’isola”.
“Si fa un gran parlare di svolte e cambiamenti, di crisi e di rilancio– conclude Francesca Campagna- A mio avviso, nessun cambiamento è possibile se questo non parte da noi stessi, dalla nostra volontà di interpretare in prima persona la svolta che ci auspicheremmo nel mondo. Come? Nel piccolo, nel quotidiano, riappropriandoci delle nostre responsabilità tra le quali, ovvio, spicca l’educazione”.