Le donne del Museo del Ricamo ricuciono tutti gli strappi

Pistoia – Dar dei punti al Sommo poeta. Sissignori, sembra impossibile ma qualcuno ha osato dare dei punti al celeberrimo Dante Alighieri: e ci è riuscita pure bene!

Ad azzardarsi in cotanto oltraggio, avanzando in un’intricata selva di punti, sono state le socie della sezione pistoiese di MOICA-Donne Attive in Famiglia e Società che, a onor del vero, di punti ne hanno dati veramente tanti, in varie occasioni. Stiamo naturalmente giocando con le parole, ma le donne pistoiesi iscritte al sodalizio sono impegnate molto seriamente in molte attività, che le fanno essere apprezzate dai concittadini.

Istituita nel 1989, l’associazione si affermò per la vivacità con cui dimostrò di sapere essere presente nella vita pistoiese, divenendo interlocutore autorevole nella cultura locale. Le socie MOICA Pistoia da subito di affiancare le finalità istituzionali (ovvero lavorare per dare attenzione alle donne casalinghe, con adeguate politiche a sostegno della famiglia) con un’attività che desse alla loro sezione di appartenenza un’identità forte, distintiva, e senza esitazione la individuarono in una delle attività più prestigiose sul territorio: il ricamo, vera e propria arte dal profumo di antico.

Si trattava di un’arte da sempre appartenente alle donne, le stesse cui era in larga misura affidato il compito di integrare ogni individuo nella struttura dei rapporti sociali assecondando il suo processo di apprendimento, appropriato al ruolo che avrebbe avuto, così che potesse interiorizzare i modelli culturali di riferimento.

È di questo patrimonio che le socie MOICA hanno scelto di prendersi cura, fino a creare il “Museo del Ricamo”, dove la memoria del nostro passato è conservata attraverso la testimonianza silente di pezzi unici, realizzati con amore da antenate spesso sconosciute, e restituiti al mondo da donne di oggi, che con pazienza e dedizione hanno saputo valorizzare un piccolo tesoro di artigianalità, ereditato dal passato.

Le stanze del museo conservano manufatti di vario tipo, legati dal filo comune dell’evocare ricordi in cui molti, ancora, si riconoscono: le vecchie contadine sedute sull’aia a ricamare la biancheria, i corredi commissionati dalle famiglie aristocratiche – dove invece il ricamo era una virtuosa arte da far conoscere alle giovinette, ma per il solo piacere di trascorrere operosamente parte della giornata – mentre le donne più giovani andavano ancora a lavorare nei campi. Finché i campi da coltivare ci sono stati… ma questo è un altro discorso.

Discorso attinente, invece, è il valore sociale che questo piccolo museo rappresenta, tanto che definirlo museo appare proprio riduttivo. O, almeno, è riduttivo fermarsi a considerarlo museo in senso stretto, una raccolta di oggetti ricamati: rappresenta, infatti, molto di più. Questa esposizione, per la varietà dei “pezzi” contenuti e, ancor di più, per ciò che questi rappresentano, va considerato un museo di antropologia sociale, in cui sono riuniti reperti che racconta mode e usanze sul vissuto dei nostri avi. Un percorso espositivo accattivante che sa conquistare la curiosità, offrendo risposte che scuotono dalla memoria la polvere del passato, tirando fuori radici talvolta dimenticate ma che ci appartengono. Così – giusto per fare un esempio – un manufatto esposto può diventare strumento per dialogare coi bambini, se mostra di sé simpatiche figure di animaletti che sanno attrarli avvicinandoli a una storia, che diventa poi oggetto di studio.

Di questo patrimonio culturale MOICA si è fatta custode amorevole, grazie all’impegno di donne che se ne prendono cura con la stessa attenzione che riservano alle proprie famiglie. Donne che anche si impegnano a tramandare l’arte attraverso la scuola di ricamo, operativa in una sala adiacente al museo, dalla quale escono nuovi manufatti, di altissimo livello. Lavori attuali che, pur non avvalendosi della “sacralità” che il tempo conferisce alle cose, non hanno però minor valore, soprattutto quando vanno a inserirsi nella trama del tessuto sociale cittadino: uno per tutti, l’abito tipico del pellegrino di Santiago, riprodotto dalle abili mani delle socie MOICA per essere usato durante le celebrazioni dell’anno santo jacobeo, nella cattedrale di San Zeno a Pistoia.

Sono donne calate nel mondo concreto, che danno un senso al loro essere parte della vita cittadina, e non solo di questa: costruendo un perfetto parallelismo fra la realtà associativa cui sono legate e la realtà del mondo che le circonda, durante l’assemblea annuale svoltasi a inizio febbraio hanno scelto di darsi come tema annuale “Ricucire gli strappi”, che tradotto in termini pratici significa che le vedremo attive nella comunità con varie iniziative, per «trattare l’ampia casistica di lacerazioni sciali e familiari oggi da risanare, prendendo spunto dall’immagine per noi tradizionale della riparazione dei tessuti», come si legge in una comunicazione della Presidente, Anna Maria Palchetti Michelon.

Perciò, tornando al discorso di partenza, certamente il Sommo poeta potrà soltanto sentirsi orgoglioso di essere stato “messo ai punti” da queste Signore, che hanno voluto esprimergli il loro ammirato affetto nel modo a loro più confacente, dedicandogli un ricamo nell’anno in cui si sono celebrati i 700 anni dalla morte. Quanto a lui, incorniciato nel telaio realizzato per eseguire il lavoro e collocato in bella mostra fra le preziosità più antiche che il Museo espone, sembra proprio apprezzare il loro gesto.

 

Il Museo del Ricamo è collocato al 1° piano del Palazzo Rospigliosi
in via Ripa del Sale, 3 a Pistoia

Orari di apertura:

da martedì a giovedì ore 10-13

venerdì, sabato e 1a domenica del mese 10-13 e 15-18

Lunedì chiuso. L’ingresso è gratuito. Info: 0573 358 016

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