Fra le altre ricordo la Carta Toscana sull’informazione scientifica del 2005 che stabiliva una serie di buone pratiche alle quali i giornalisti del settore scientifico dovrebbero attenersi: come la verifica delle fonti, la lealtà e l’esattezza delle informazioni in un argomento altamente sensibile come quello che riguarda la salute e il benessere fisico delle persone. Soprattutto il dovere di non informare su notizie e temi nel caso in cui chi informa sia legato da interessi, di qualunque genere siano, con le fonti di quelle stesse notizie.
La carta etica dello sport presentata dalla Regione Toscana (di cui si parla oggi 27 settembre alle 17 a Pistoia, Biblioteca San Giorgio) non riguarda solo una deontologia professionale di cui si è sentito il bisogno di fronte a pratiche sempre più condizionate dal marketing delle aziende. Essa coinvolge, invece, la comunità di tutti coloro – gli stakeholder – che operano, intervengono, assistono, allenano, praticano lo sport. Una comunità che rispecchia in modo molto coerente la società, con i suoi valori positivi, ma anche con comportamenti negativi indotti dalle spinte consumistiche, dall’individualismo egoistico, dal mito del successo da raggiungere il più rapidamente possibile.
Proprio perché lo sport è l’immagine precisa di un mood sociale che sviluppa la competizione e il miglioramento costante delle proprie condizioni di vita, esso rappresenta un momento cruciale nella formazione dell’individuo, che ne condizionerà il carattere per tutto il periodo della sua esistenza. La cosa che colpisce immediatamente del lavoro fatto dalla commissione presieduta da Pier Luigi Vigna è la sinteticità e l’immediatezza espressiva dei quindici articoli della Carta toscana, che la distinguono nettamente da esperienze analoghe come la carta del Piemonte e quella della città di Padova. Più diretto e preciso è il decalogo, più attenzione e interesse attira soprattutto da parte dei giovani che sono abituati a un linguaggio assai più franco di quello al quale sono state cresciute le generazioni precedenti.
In particolare è opportuno sottolineare alcuni valori essenziali che dovrebbero informare tutta la società. Il rispetto delle regole, la lealtà, che è un principio che nel giornalismo ha preso sempre di più il posto del vecchio concetto di oggettività. Se l’essere oggettivi è un processo di approssimazione per difetto, la lealtà del giornalista, il distanziarsi cioè emotivamente dai fatti, l’evitare pregiudizi, preconcetti e faziosità è l’unica garanzia che il lettore può avere sulla correttezza, la completezza e l’onestà di una informazione. C’è poi il rapporto con gli avversari improntato al rispetto e alla parità, principio che la spettacolarizzazione dell’informazione, prodotta soprattutto dalla televisione, ha completamente stravolto: l’avversario deve essere in qualche modo annientato anche solo alzando la voce più di lui. Ecco perché, come afferma correttamente la Carta all’art. 9 “il rispetto dei principi etici dello sport contribuisce alla formazione di un’etica della cittadinanza”. Seguono poi gli articoli che riguardano le regole di una corretta pratica sportiva per i più giovani e per i meno giovani e la responsabilizzazione dei genitori e degli allenatori perché questa sia adeguata alla personalità, ai tempi, alle esigenze delle singole personalità. All’art. 8, infine, si tocca il tema chiave del doping. L’uso delle sostanze stupefacenti è l’esempio più efficace di una patologia dei comportamenti alla quale può portare un sistema di valori profondamente stravolto come quello che spinge al successo da ottenere subito, con qualunque mezzo che sia lecito o illecito è una questione secondaria.
Un’ultima riflessione. Lanciata l’iniziativa, occorre adesso fare in modo che essa venga ampiamente diffusa in tutte le comunità sportive della Regione. L’assessore Allocca ha più volte parlato di riconoscimenti e premi alle società sportive che più si impegnano nel rispetto della Carta e se ne fanno attenti testimonial. Ma per ottenere il risultato sperato di vedere la Carta affissa nella bacheche di tutte le società sportive, bisogna fare in modo che l’iniziativa non rimanga al livello delle buone intenzioni e delle dichiarazioni d’intenti, ma entri a far parte del bagaglio comunicativo di tutti i giorni, soprattutto nel mondo giovanile.