Ci sono armi nucleari in Italia?
Sì, lo sappiamo da anni, fin da una vecchia denuncia del Partito Radicale. Le prime armi nucleari americane arrivarono in Europa nel 1953-54 e nell’arco di 10 anni furono dislocate in Regno Unito, Germania, Italia, Francia, Turchia, Olanda, Grecia e Belgio, raggiungendo nel 1971 il picco di circa 7.300 testate da utilizzarsi con una dozzina di diversi tipi di sistemi di lancio. Nel 1986 ce n’era circa 400, armi cosiddette tattiche, cioè da impiegare sul teatro europeo – in contrasto con quelle strategiche, destinate dalle superpotenze per la deterrenza estesa, con un raggio d’azione molto maggiore.
Ora si stima che ne rimangano molte meno: da 20 a 40 a Ghedi Torre e circa 50 ad Aviano. Altri quattro Paesi europei ne mantengono 150-200: circa 10-20 in Belgio, altrettante in Germania e nei Paesi Bassi e circa 50-90 in Turchia.
Le armi nucleari tattiche dispiegate in Europa sono B61 (di tipo -3, -4 e -10), e cioè bombe gravitazionali. Nel caso di impiego, le bombe vengono montate su aeri a doppia capacità (convenzionale e nucleare) per lo sganciamento. Le bombe hanno una potenza compresa tra gli 0.3 e 170 chilotoni; si consideri in tal senso che la bomba sganciata su Hiroshima aveva una potenza pari a 13-18 chilotoni.
Sono appena tornato da Castiglioncello dove si è tenuto il Quattordicesimo convegno della Unione Scienziati per il Disarmo (USPID): “Prospettive di eliminazione delle armi nucleari – Sfide scientifico-tecnologiche e opportunità politiche”, dove si è discusso anche del conflitto in Libia, della questione nucleare iraniana, delle prospettive di pace nel Medio Oriente, della possibilità concreta di un mondo finalmente libero dalle armi nucleari, del Trattato di non proliferazione. Io faccio parte del Consiglio scientifico dell’USPID dalla sua fondazione, una trentina di anni fa.
Qui mi limito a ricordare la interessante e chiara relazione dell’onorevole Federica Mogherini che ci ha parlato appunto delle armi nucleari tattiche in Europa e in Italia in particolare.
Le armi nucleari tattiche in Europa potevano avere un senso ai tempi della Guerra fredda ma ora, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia, è opinione largamente condivisa che siano del tutto inutili, e infatti non sono nemmeno indirizzate verso alcun obiettivo.
La relatrice ha ricordato che nel marzo 2010 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione dove si legge che: “chiama l’attenzione sull’anacronismo strategico delle armi nucleari tattiche e sulla necessità che l’Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle armi nucleari statunitensi dalla Germania; incoraggia altri Stati membri sul cui territorio sono schierate armi nucleari statunitensi ad assumersi chiaramente un impegno analogo; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai ministri degli Esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della NATO, in cui si chiede l’avvio di un ampio dibattito in seno all’Alleanza sulle modalità di conseguimento dell’obiettivo politico generale di un mondo denuclearizzato;”
Inoltre il 23 giugno 2009 la Camera, e il 17 dicembre il Senato hanno approvato, con il consenso di entrambi gli schieramenti, mozioni che incoraggiano il Governo a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l’obiettivo di costruire un mondo libero dalle armi nucleari. Ci ha parlato anche di una mozione – a prima firma sua – approvata dalla Camera dei Deputati già il 3 giugno 2010 da tutte le parti politiche.
La mozione “impegna il Governo:
– a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie, confermando e rafforzando la visione sancita dal vertice G8 dell’Aquila per un mondo senza armi nucleari ….
– a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione …..
– ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della NATO di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, e a sostenere l’opportunità di addivenire – tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati- ad una loro progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione.”
Da allora nulla è successo in Italia. Che si sappia, nessun passo, né misurato né concreto, e le 150-200 armi nucleari tattiche sono ancora lì. Il governo italiano ha evitato di prendere pubblicamente parte al dibattito europeo. Di fatto però, non ha assunto alcuna iniziativa al riguardo, né ha partecipato a quelle assunte da altri paesi.
Ma chi e così innamorato di queste armi di distruzione di massa?