La strage di Dallas è l’immagine e la metafora di una società abbandonata a se stessa, cresciuta senza, e cresciuta con troppo. Senza ideali umanistici, senza guide autorevoli e carismatiche, senza educazione alla vita e alla convivenza. E con troppo individualismo, egoismo, odio. L’odio è sempre motore di violenza e la violenza è sempre generatrice di altra violenza.
“Con-vivere” non è facile e di solito non è spontaneo, bisogna impararlo, esserne educati. Accettare la diversità, del colore della pelle ma anche di costumi e culture e religioni, è facile solo a parole, bisogna impararlo a fare, esserne educati. La globalizzazione ha messo in moto un inevitabile e anche gioioso rimescolio di donne, uomini, intere popolazioni. Ogni paese diventerà America.
In ogni paese, fin che il processo può essere governato, si dovranno attivare politiche di controeducazione rispetto alle pulsioni spontanee, cioè di educazione alla solidarietà, alla vita insieme. E la politica non potrà limitarsi a predicare ciò che è bene per la convivenza (eppur sarebbe importante!), ma deve essere modello e magistero vissuto di ripudio dell’odio, a partire dal linguaggio e dai comportamenti.
L’errore di Obama probabilmente è stato quello di essere troppo americano, cioè di essersi affidato troppo alla spontaneità, al sogno e al destino. No, gli obiettivi vanno perseguiti, costruiti. Anche quello della convivenza. Anzi, sopratutto.