Prato – L’abilità e la fama dei maestri ceramisti di Bacchereto, sede tra il Trecento e la fine del Cinquecento di una fiorente produzione di maioliche esportate in buona parte della Toscana, torna a mostrarsi nell’allestimento che sarà inaugurato sabato 23 aprile (ore 16) nei rinnovati spazi del Complesso parrocchiale di S. Maria Assunta.
Stamani a Palazzo Buonamici l’assessore alla cultura di Carmignano Fabrizio Buricchi, insieme a Maria Chiara Bettini del Museo archeologico di Artimino, Paola Perazzi della Soprintendenza Archeologia della Toscana e Daniele Manetti della Polisportiva di Bacchereto, hanno illustrato la genesi della nuova esposizione, della tradizione ceramista di Bacchereto e del nuovo spazio appositamente restaurato nelle cantine della Pieve di S. Maria Assunta.
Sono due le storie che si intrecciano nell’allestimento le Antiche maioliche di Bacchereto. Una si lega con l’antica storia dello sviluppo dell’arte della ceramica nel Medioevo di cui la frazione di Carmignano fu una prestigiosa protagonista. L’altra è quella altrettanto lontana che si collega al cuore dell’antico borgo di Bacchereto, con il ‘Castello’ risalente agli inizi del XII secolo, le sue cantine e l’edificio di culto preesistente alla chiesa attuale, è il Complesso parrocchiale di S. Maria Assunta, recentemente recuperato e spazio espositivo che ospiterà la mostra fino aottobre 2017. “Con questa mostra le antiche maioliche di Bacchereto tornato nel loro luogo di origine – ha detto Buricchi – Ci auspichiamo che l’esposizione sia resa permanente, anche per valorizzare una delle tante eccellenze creative di Carmignano.”
IL PERCORSO ESPOSITIVO – “L’allestimento si compone dei reperti provenienti da un recupero casuale avvenuto nel 1974 in località Novelleto – ricorda Perazzi – Sono scarti di ceramica, pezzi con malefatte o fusi insieme ma spesso anche integri, come boccali, catini o ciotole.” Si tratta di diversi manufatti di maiolica arcaica, prodotta in Toscana dalla metà del 1200 fino a tutta la seconda metà del XIV secolo. “La forma più caratteristica e distintiva delle botteghe locali è la cosiddetta ciotola tipo Bacchereto che continuerà a essere realizzata mantenendosi inalterata anche nelle produzioni successive – aggiunge Bettini – I motivi ornamentali più ricorrenti sono di tipo geometrico e vegetale, ma non mancano le raffigurazioni di animali.”
Numerosi anche gli esempi di italo-moresca, la prima maiolica italiana rinascimentale nata come imitazione locale delle ceramiche d’importazione ispano-moresche. Questa tipologia fu prodotta in grande quantità proprio nel medio Valdarno e Bacchereto, insieme a Firenze e Montelupo, fu tra i primi centri di produzione. L’esposizione accoglie anche un esempio dei tantissimi biscottirecuperati nello scavo, vasellame sottoposto alla prima cottura risultato difettoso e quindi scartato. Completano l’allestimento alcune fedeli riproduzioni delle maioliche di Bacchereto, appositamente realizzate per imbandire una tavola.
COME NASCE LA MOSTRA – Nel 2004, da un incontro fra il consiglio della polisportiva Bacchereto e l’attuale sindaco Doriano Cirri allora assessore, nasce l’esigenza di individuare dei locali che potessero accogliere le ceramiche che si trovavano nel precedente Museo Archeologico di Artimino. Da qui l’idea di trovare fondi, pubblici e privati, per restaurare l’oratorio della Chiesa S. Maria Assunta di Bacchereto e le antiche cantine adiacenti. “Abbiamo ottenuto il risultato grazie alla determinazione a alla costanza di molti – ha detto Manetti – Un impegno corale che è partito dal basso e ci ha trovato uniti per un obiettivo comune.”
Nel 2010 iniziano i lavori di restauro grazie anche ai fondi stanziati dalla Provincia di Prato, dalla Curia di Pistoia e dal Comune di Carmignano e dalla polisportiva. L’esposizione, oltre alla determinazione della polisportiva Bacchereto, è stata possibile anche grazie alla disponibilità della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle province di Firenze, Pistoia e Prato e della Soprintendenza Archeologia della Toscana, al contributo della Pro Loco di Carmignano.
Foto: Soprintendenza Archeologia Toscana