Quattro ore di sciopero, l’11 aprile, perché “di lavoro bisogna vivere, non morire”. E poi il 20 di nuovo in piazza, con una manifestazione nazionale a Roma, per sanità, fisco e lavoro.. Non s’arrende, il sindacato, non importa che dal governo giungano presunte “aperture” e “spazi”. Non importa, perché se non si discute “sulle nostre piattaforme, peraltro presentate un anno e mezzo fa – è Maurizio Landini, il segretario generale della Cgil , che parla – non c’è confronto vero”. Del resto, come ricorda Landini, il Governo “ha già presentato un decreto, in Parlamento, che non è stato oggetto di un confronto né di una preventiva trattativa”.
La trattativa vera, dice ancora Landini, “prevede che si discuta della piattaforma che ho presentato, che cerchi una mediazione con me, non che presenti il decreto in Parlamento e poi mi dici che vada alle audizioni parlamentari o se posso fare qualche emendamento”. Anche perché, continua il segretario della Cgil, “C’è da cambiare radicalmente”. E ancora, quei provvedimenti, continua Landini, “sono dentro al Pnrr perché li richiedeva l’Europa sulle questioni del sommerso. E l’unico punto che finora il Governo sta introducendo, è quello della patente, che non la chiamano a punti, come abbiamo chiesto noi, ma a credito”. Una mera questione linguistica? Per niente, spiega Landini, che dice: “E’ una finta. Se un’azienda perde venti punti per un incidente, ma poi può fare un corso di formazione per continuare a lavorare, siamo di fronte a una presa in giro”.
Ma c’è qualcos’altro che fa arrabbiare il leader della Cgil: ovvero che la patente di credito viene richiesta solo per il settore edile. “Noi lo chiediamo per tutti, chiediamo interventi precisi, un’azienda che non rispetta le norme non deve più lavorare, non deve concorrere negli appalti. Poi, stiamo chiedendo che si arrivi a un vero e proprio accordo di prevenzione, strutturale. Ad esempio chiediamo che venga ripristinata la legge del 2003, che prevedeva che negli appalti il trattamento economico e normativo doveva essere uguale per tutti i lavoratori e per tutte le lavoratrici lungo tutta la filiera degli appalti”. Una legge cancellata nel 2003, dopodiché è stato introdotto il subappalto a cascata.
Per quello che ci riguarda, continua Landini, “per ora di trattative aperte non se ne sono aperte. Questi sono incontri finti, tra l’altro con una quantità di organizzazioni sindacali al tavolo senza alcuna rappresentanza. Non è questo il metodo e il modo. Questo vale per la salute e la sicurezza, per il fisco, per il rinnovo dei contratti”.
L’assemblea odierna dunque ha fra le altre, la finalità di indicare al Paese “quali sono le proposte che le organizzazioni sindacali e i lavoratori mettono in campo, perché è il sistema, il modello che non sta funzionando; dall’altra parte, per dire con chiarezza che è il momento di sostenere queste nostre proposte con la mobilitazione”.
“Noi non stiamo ponendo solo il tema, di per sé fondamentale, che non devono più esserci morti sul lavoro- precisa Landini – ma, per raggiungere questo obiettivo, poniamo il problema che deve cambiare il modello di fare impresa, e quindi devono essere cancellate quelle leggi sbagliate che autorizzano il subappalto, a cascata, il livello di precarietà assurdo che si è determinato nel nostro Paese e stiamo inoltre dicendo al governo, ma anche alle imprese che insieme a noi si battono per cambiare questo modello di fare impresa, Se la competizione si gioca sul massimo ribasso e sulla riduzione dei diritti, si tratta di una competizione sleale anche fra imprese. Credo perciò che, con maggior forza, anche il sistema delle imprese deve battersi con noi per cambiare questa situazione ed affermare, un modello di fare impresa e di lavorare che abbia al centro il lavoro, le persone, la qualità del lavoro, non il profitto, la riduzione dei costi, la competizione sulla riduzione dei costi”.
Landini lancia le parole di battaglia dall’assemblea nazionale di Rsu e Ris Cgil-Uil , dal trasparente titolo “Adesso basta! Sicurezza e rappresentanza del lavoro”, tenutasi oggi a Firenze alla Leopolda, cui partecipano 1.700 delegati . Insieme a Landini, il segretario generale della Uil, Pier Paolo Bombardieri.
Per quanto riguarda il delicato principio della rappresentanza sindacale, “pensiamo per adesso di chiedere un intervento legislativo di sostegno – spiega il segretario nazionale della Uil – ad un accordo interconfederale firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, che misura la rappresentanza. Dal momento che c’è qualche nostro amico che dice che non vuole che la politica tiri il sindacato per la giacchetta”. “Ci rivolgiamo a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici – dice Landini – non solo agli iscritti alla Cgil o alla Uil. Non si tratta di una battaglia di organizzazione. E’ una battaglia che parte da una piattaforma unitaria. Un anno e mezzo fa abbiamo presentato al governo una piattaforma unitaria, Cgil. Cisl e Uil, sulla sicurezza. Da un anno e mezzo, non abbiamo risposta, i morti continuano ad aumentare, gli infortuni pure, le malattie professionali anche. E’ il momento di sostenere questa lotta. Poi, se qualcuno s’è preso un colpo di fulmine per il governo, mi dispiace per lui. Noi dobbiamo rispondere ai bisogni che le persone hanno”.
Non è un caso, l’appuntamento a Firenze. Perché proprio da Firenze era partita la promessa, dopo la strage dei cinque operai morti nel cantiere di via Mariti, che la lotta sarebbe andata avanti, fino alla fine. La lotta per la sicurezza, perché lavorare non sia un rischio. Un rischio spesso mortale. “C’eravamo presi un impegno: che non ci saremmo fermati e che saremmo andati avanti fino a quando sarebbe stato necessario, fino a quando non avremmo ottenuto dei risultati. E se oggi siamo qui a discutere è perché da novembre le cose non sono migliorate”. Landini non cerca scorciatoie. Bombardieri neppure.
I due temi che il leader della Cgil ha voluto tenere insieme da subito, parlando dal palco, sono quelli della sicurezza e della rappresentanza, ricordando che gli incontri finti che sulla salute e sicurezza sul lavoro sono stati fatti dal governo hanno anche messo in discussione “il diritto dei lavoratori a scegliersi la propria rappresentanza con il quale il governo deve trattare e trovare soluzioni”, mentre al contrario oggi “è il governo che vuole decidere con chi trattare”. Una cosa gravissima, “che mette in discussione il nostro ruolo”, e che arriva a “mettere in discussione il diritto delle lavoratrici dei lavoratori di organizzarsi collettivamente e di poter portare a casa dei risultati”.
Si tratta, e Landini lo dice senza fronzoli, “di un vero e proprio attacco alla democrazia e alla libertà delle persone perché, ripeto, non può essere il governo che decide con chi negoziare”. E visto che tutti a parole difendono la democrazia il leader della Cgil, alludendo alla necessità di una legge sulla rappresentanza, ha ricordato che per sedere in Parlamento ci sono delle regole, ad esempio una soglia minima del 3.5% di voti: e dunque “Perché queste regole che servono a far funzionare la politica non possono valere anche per noi”?
Una maledizione per i lavoratori è la precarietà sempre più allargata, precarietà che genera insicurezza. Landini ha ricordato dal palco l’ennesimo morto di questa mattina, un operaio di 51 anni rimasto schiacciato in un cantiere di Sondrio da alcuni pannelli di legno. Bisogna dunque intervenire, ma per farlo “non basta qualche provvedimento sparso”, ma occorre “produrre un vero e proprio cambiamento” che investe alle radici il nostro modo di produrre, il nostro sistema economico. “Non si tratta solo – ha ricordato – di una cosa importantissima come non morire sul lavoro, ma di far sì che le persone al lavoro si possano realizzare, utilizzare la propria intelligenza, stare bene”.
Ecco perché alcune norme non bastano. Qui il segretario generale della Cgil ha avuto gioco facile nel ricordare che “in questi anni tutto ciò che è stato fatto è andato nella direzione di aumentare la precarietà, gli appalti e i subappalti, la frantumazione delle filiere al punto che la stessa contrattazione collettiva viene vissuta come un vincolo inaccettabile”.
Tutti elementi, questi, che non solo peggiorano il lavoro e ne aumentano l’insicurezza – “visto che il 90% delle morti avviene negli appalti e nella stragrande maggioranza dei casi colpisce i lavoratori precari” – ma favoriscono l’illegalità e le infiltrazioni mafiose. E proprio per questo, ha aggiunto, “nella piattaforma che abbiamo predisposto uno dei temi fondamentali è proprio dire basta alla precarietà, che è un nodo fondamentale per garantire la salute e la sicurezza sul lavoro”.
Lo sfruttamento del lavoro dei migranti è un altro tema fondamentale. “Quando dopo i tragici fatti di Firenze durante l’incontro alla presidenza del Consiglio abbiamo sottolineato che quattro tra i morti non erano nati nel nostro paese e che dalle indagini sembrava che due erano anche senza permesso di soggiorno e lavoravano in nero e gli abbiamo detto che per eliminare questo problema bisognava cancellare la Bossi-Fini, ci hanno guardato come se non capissero qual era il nesso”. Mentre il nesso evidentemente c’è: “È uno strumento – ha attaccato Landini – che viene utilizzato per favorire lavoro nero, caporalato e sfruttamento”.
Nella mobilitazione per un “buon lavoro” anche le imprese devono fare la loro parte. Così il segretario: “Le associazioni d’impresa dovrebbero insieme a noi fare la battaglia affinché le forme distorte di lavoro vengano cancellate. Chi non rispetta le regole dovrebbe essere cacciato fuori dalle associazioni, facciamola insieme questa lotta”. Anche qualche anno dopo, non si può dimenticare l’esperienza pandemica: “Quando c’è stato il Covid abbiamo fatto un accordo in due giorni, per non bloccare la produzione e mettere in sicurezza le persone – ha ricordato -: chi vuole fare intese non si mette a fare incontri finti, come questo governo. In quel caso sono stati i delegati e i rappresentanti per la sicurezza che si sono fatti carico del problema: ma non si può fare solo quando c’è l’emergenza”.
Con l’assemblea odierna, si apre un percorso che sarà “decisivo”. “Il mese di aprile deve dare il segno del cambiamento: sia la Camera che il Senato sono chiamati a discutere di molti provvedimenti. L’11 aprile faremo quattro ore di sciopero per la sicurezza, poi il 20 aprile a Roma ci sarà una grande manifestazione nazionale. Vogliamo dare un segnale al governo e al Parlamento: i lavoratori che mandano avanti questo Paese si sono rotti le scatole, c’è bisogno di un cambiare rotta subito”. Rivolgendosi alla platea, quindi: “Se non lo facciamo noi insieme, non c’è qualcuno che lo farà per noi. Non dobbiamo delegare nessuno, ognuno faccia la sua parte”.
Un passaggio obbligato sulla sanità, inevitabile quando si parla di salute e sicurezza. . “Quando si parla di sanità, salute e sicurezza, va ricordato che in vent’anni abbiamo avuto 40 miliardi di tagli sulla spesa sanitaria: sono tagli che poi si pagano, perché ricadono su dipendenti, pensionati e sulla qualità del servizio. In realtà i soldi da andare a prendere ci sono, basta tassare le rendite finanziarie e i grandi patrimoni. Ma oggi siamo di fronte a un paradosso: c’è stato un forte calo del potere d’acquisto dei salari, infatti l’aumento dell’inflazione è dovuto all’aumento dei profitti, non dei salari. Gli stipendi non hanno tenuto il passo, i profitti sono cresciuti e continuano a non tassare le rendite. Intanto sanità è diventata regionale, proprio in questi giorni i Comuni e le Regioni ci stanno dicendo che per mantenere i servizi devi pagare più tasse”. La sanità pubblica sta insomma scomparendo: “La situazione è drammatica: si arriva a pagare due volte, cioè devi ripagare per farti una visita perché la sanità pubblica non è più in grado di darti una risposta”.
Sul fisco: “Si stanno inventando condoni e concordati preventivi – ha detto il leader della Cgil –, siamo all’assurdo che due persone con lo stesso reddito non pagano le stesse tasse. Secondo noi invece ognuno deve pagare per quello che ha: serve un fisco progressivo e una battaglia vera contro l’evasione fiscale. Perché il governo continua ad agire così? A me sembrano ‘marchette’ elettorali – ha riflettuto -, ma soprattutto c’è l’idea che lavoratori dipendenti e pensionati siano la mucca da mungere, coloro che continuano a pagare. Non a caso hanno fatto cassa sul reddito di cittadinanza, non hanno rivalutato le pensioni, ti mandano in pensione a 70 anni”.
Sanità pubblica, riforma fiscale, aumento dei salari: “Noi vogliamo che si affermi un modello di società in cui il lavoro e le persone tornino al centro. E di lavoro non si può morire, ha concluso Landini. “Il lavoro deve essere dignitoso e ti deve dare la possibilità di vivere, non di morire. Facciamo allora le politiche industriali necessarie a far crescere il Paese: la nostra missione è tutelare le persone anche fuori dal luogo di impiego, proponendo un’idea generale di società basata sul lavoro come dice la nostra Costituzione”. Non sul lavoro precario, però. Tantìè vero cdhe Landini afferma che la battaglia contro il precariato, che determina insicurezza, degrado sociale, e si scarica in particolare sulle donne e i giovani, sia una battaglia anche culturale, che può essere affrontata, dal momento che la politica non pensa a un cambiamento, anche con un referendum abrogativo. Referendum che, permettendo ai cittadini di partecipare in prima persona, rispetti quell’ idea fondante la nostra Costituzione, che la Repubblica è fondata sul lavoro. Non c’èscritto precario.