La previsione si riferisce al trimestre settembre-novembre 2020. Una riduzione di oltre un quarto rispetto allo stesso periodo del 2019 (cioè in un momento senza le chiusure, i disagi e le incognite dovuti al Covid). Lo dice un’indagine dell’Ufficio Studi della nostra Camera di Commercio: “Previsti poco più di 8.000 nuovi ingressi nelle aziende dell’industria e dei servizi. Il commercio, poi, in settembre subirà una flessione del 43% rispetto allo stesso mese dello scorso anno (-42,5% anche per la filiera turistica, ossia alloggi e ristorazione)”. Ovvero: “Impressioni di settembre” by PPM (Premiata Pandemia Marconi)…
Mentre si allungano i tempi per la ripresa previsti dalle aziende, anche i contratti di lavoro che saranno attivati nel trimestre settembre-novembre 2020 si abbassano di oltre un quarto rispetto allo stesso periodo del 2019.
Le due cose sono evidentemente legate, e sul dato relativo ai contratti pesa proprio una diffusa incertezza che porta la maggior parte degli imprenditori a propendere per un recupero delle posizioni pre-covid solo nel 2021, con un peggioramento, in agosto, delle previsioni formulate due mesi prima.
Nell’indagine di giugno – sottolinea l’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia che ha analizzato i dati del Sistema informativo Excelsior – il 33,5% delle imprese riteneva di recuperare i livelli di attività pre-covid entro la fine del 2020, mentre per il 45,8% la ripresa sarebbe arrivata entro i primi sei mesi del 2021.
A distanza di due mesi, l’ultima rilevazione ha messo in luce una netta flessione (dieci punti percentuali) della quota di imprese che ipotizza una ripresa dell’attività entro fine anno, scesa al 23,3%, mentre gli imprenditori che ritengono che bisognerà attendere la metà dell’anno prossimo crescono di quasi venti punti percentuali, raggiungendo il 65,6%.
Per quanto riguarda la situazione occupazionale, il rallentamento dei nuovi contratti è altrettanto evidente: le previsioni parlano di poco più di 8.000 nuovi ingressi nelle aziende reggiane dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente per il periodo in esame, cioè il 26,6% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.
Poco meno di quattro nuovi ingressi su dieci – quasi 3.100 assunzioni – dovrebbe riguardare il mese di settembre, ma anche in questo caso si osserva una flessione piuttosto rilevante (pari a -30,6%) rispetto ad un anno fa, quando le entrate previste erano 4.450.
Oltre il 60% dei nuovi contratti che dovrebbero essere attivati nel mese di settembre nella nostra provincia, è destinato ad imprese di piccola dimensione, ovvero fino a 49 dipendenti.
Relativamente ai settori di attività economica, crescono del 3,2% solo gli ingressi ipotizzati nelle costruzioni. In quasi due casi su tre le entrate previste si concentreranno nei servizi, che complessivamente, però, registrano una flessione del 32,5% rispetto a settembre 2019, portandosi a 1.850 (erano 2.740 nello stesso mese del 2019).
Ancora in difficoltà i diversi settori del macrocomparto: oltre al commercio, nel quale sono previsti 260 nuovi contratti (in calo del 43,5% se confrontato con settembre 2019), sono previste significative flessioni nella filiera turistica – servizi turistici, alloggio e ristorazione – che registrano un -42,3% rispetto ad un anno prima, e nei servizi di supporto alle imprese (-32,1%); leggermente più contenuta la diminuzione ipotizzata nei servizi alle persone (-15,9%).
Scendono, poi, da 1.400 del settembre 2019 agli attuali 920, con un calo del 34,3%, i nuovi contratti da stipulare nel settore industriale, comprese le public utilities.
Non poche, anche in questo mese, sono poi le difficoltà da parte delle aziende reggiane nel reperire le figure professionali richieste: il 37,8% delle entrate previste, infatti, risulta non facile da coprire, con un incremento, rispetto a settembre 2019, di un punto percentuale. Progettisti, ingegneri e professioni assimilate, tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione, operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche, conduttori di macchinari mobili sono le professioni più difficili da reperire, con percentuali superiori al 60%.