Lavoro: età e sesso i principali fattori di discriminazione

Parigi – Età e sesso restano agli occhi dei lavoratori francesi i fattori di discriminazione più forti. A riunire poi il massimo dei fattori discriminanti è, secondo uno studio del Medef, la Confindustria d’oltralpe, una donna cinquantenne divorziata con figli piccoli e  pochi diplomi.

Dall’inchiesta emerge chiaramente che l’età resta a loro avviso il rischio di discriminazione più elevato nelle aziende. Anzi da un anno all’altro ha pure subito un aumento, con il 41%  degli interpellati convinti del pericolo dell’invecchiamento contro  precedente il 33% . L’età peserebbe agli occhi dei francesi anche sulIe promozioni., con il 57% che ritiene poco probabile un avanzamento proprio a causa degli anni.

In progressione anche la percentuale in chi ritiene che il genere possa essere discriminante:  nel  2018 lo pensa il 22%, 7 punti in più dell’anno prima. La percentuale sale al 37% se a rispondere al sondaggio sono le donne mentre gli uomini si attestano al 23%.  Il timore di essere penalizzato dal genere si attesta ugualmente al 37% tra i giovani (16-24 anni) , 11 punti in più dell’anno prima. Da segnalare poi che è in calo di cinque punti  scendendo a 78% la percentuale  di chi ritiene possibile che a una donna  vengano assegnati incarichi di alta responsabilità .  Comunque,  secondo lo studio confindustriale,  sono ancora le allusioni a carattere sessuale a perturbare maggiormente il clima aziendale.

Nei timori di discriminazione seguono poi il fattore studi con il 21% (+4%), la situazione familiare con il 20% (+9%) che balza al 28%  se le interpellate sono le donne. L‘aspetto fisico si attesta al 18%(+2%)  che sale al 20%  nella percezione femminile. Più contenuti, anche se in aumento, sarebbero a loro avviso i rischi di altri fattori, come origine sociale  (9%, + 2%), orientamento sessuale (9%,+4%) , appartenenza a una nazione o presunta razza ( 8%, +5%).

“Il timore di essere discriminati a causa del sesso è leggermente aumentata, spiega il responsabile dello studio Laurent Depond, in parere a causa del fenomeno #metoo ma anche per problemi delle situazione familiare .

In netto miglioramento sarebbe invece la sensibilizzazione sia dei dipendenti che delle aziende alla lotta alle discriminazioni, con il 92% convinto che sia importante sia a titolo personale che per le aziende (75%). Sette anni fa erano il 60% a ritenerlo vitale.

 

Foto: osservatoriodiscriminazioni.org

 

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