Lavoro e modulo di non contagio, Usb: “Ribaltato il diritto alla salute”

Firenze – Il decreto del presidente Enrico Rossi circa le misure di contenimento del coronavirus in ambito di lavoro è oggetto di una polemica molto accesa da parte dell’Unione sindacale di Base. L’ordinanza del presidente, la n.38 del 18 aprile 2020, ha avuto la conseguenza per i lavoratori dell’obbligo di firmare un modulo in cui si asserisce, fra le altre cose, di non presentare sintomi riconducibili al covid-19, fra cui non avere la febbre, oltre a non essere in quarantena, di non essere positivo al coronavirus, e di non essere stato in contatto con soggetti positivi . Il modulo è stato presentato ai dipendenti del Comune di Firenze ma anche a quelli dell’Agenzia delle Entrate.

La cosa ha fatto scattare la reazione dell’Usb, che ha parlato di “atto gravissimo”. “Si tratta di una decisione gravissima – dicono dal sindacato –  in quanto si scaricano le responsabilità della salute propria e altrui sull’individuo, essendo tra l’altro perfettamente a conoscenza del fatto che il lavoratore non ha affatto la possibilità di appurare il suo stato di salute. La difficoltà di ottenere il tampone è nota a tutti, anche quando ci siano i sintomi. Si tratta di ribaltare un principio base:  è infatti dovere del datore di lavoro, mettere il lavoratore in condizioni di lavorare in sicurezza, mettendo in atto tutto ciò che serve per questo fine, dal tampone, alle misure di sicurezza, alla presenza dei Dip. Insomma, si sta ribaltando la frittata: da diritto alla salute, al dovere di dimostrare di essere in salute. E’ inaccettabile”.

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