Lavoratori “a scomparsa”, sentenza storica, contributi anche nei mesi di “sospensione”

Firenze – Lavoratori a part-time ciclico verticale, arriva la svolta. La svolta, ovvero la sentenza 582/2019 che oggi, 14 giugno 2019, il Tribunale di Firenze Sezione Lavoro ha pronunciato, e che dichiara, accogliendo il ricorso organizzato con il sostegno dell’Usb nei confronti dell’Inps, ” che i ricorrenti hanno diritto al riconoscimento all’accredito dell’intera anzianità contributiva annuale pari a 52 settimane nel periodo lavorato in regime ciclico di part-time verticale con riproporzionamento sull’intero anno dei contributi”.

Ma per capire bene la portata della sentenza, bisogna innanzitutto comprendere di cosa si tratta. I lavoratori in questione, a “part time ciclico verticale”, sono quei lavoratori, (come gli educatori, o anche certi turni di lavoro d esempio alla Piaggio, e via così..) che non prendono nè stipendio nè contributi nei mesi di “sospensione”. Il caso tipico, più volte ricordato su queste pagine, è quello degli educatori, che pur svolgendo un lavoro di rara delicatezza e che richiede competenze molto serie e profonde, non vengono nè retribuiti, nè vedono riconosciuti i contributi per i tre mesi delle vacanze estive. Finora.

“Questa sentenza è storica – dice Stefano Cecchi, dell’Usb, il sindacato, l’unico, che ha continuato imperterrito la battaglia accompagnando i ricorsi dei lavoratori e organizzando numerosissime mobilitazioni in tutta Italia in merito – e configura una vera e propria svolta per il lavoro part time verticale ciclico. Finalmente, i lavoratori, grazie a una battaglia che si perde nella notte dei tempi, potranno far valere per il lato contributivo 52 settimane invece di 40-42, abbreviando, ad esempio, i tempi biblici della pensione. Meglio, riuscendo a coltivare la fondata speranza di arrivarci, prima o poi”.

Sì, perché perdere i tre mesi di contributi, per gli educatori e anche per tutti i lavoratori che si trovano in questo regime contrattuale con differenze magari sui tempi di sospensione, produceva conseguenze che andavano a scaricarsi non solo sul reddito (per tre mesi è come se questi lavoratori non mangiassero, non pagassero le bollette, non avessero la rata del mutuo …) ma anche sulla questione contributiva. E proprio in riferimento a quest’ultimo aspetto, i giudici fiorentini, hanno condannato l’Inps  “a riconoscere il diritto e a operare il riproporzionamento sull’intero anno dei contributi”.

“Il paradosso cui abbiamo dato voce con questa nostra prima vittoria in Toscana – spiega Cecchi – è che i lavoratori, col sistema finora vigente, lavoravano per un anno secondo il diritto del lavoro, ma si vedevano riconosciuti, sempre nel caso degli educatori che è il più conosciuto, 9 mesi. Di fatto, accumulandosi nel tempo, tale sistema “portava via”, al termine di 40 anni di lavoro, almeno 10 anni. Col rischio concreto di non riuscire a vedere mai la pensione”.  La sentenza, continua Cecchi, “spazza via anche la disparità che si era creata fra lavoratori pubblici, cui venivano riconosciuti i contributi, e quelli privati, che viceversa non vedevano questo riconoscimento”.

“Una prima, grossa vittoria – conclude Cecchi – che riguarda ad oggi 12 lavoratori, vale a dire i ricorrenti. Abbiamo altri 3-4 ricorsi in ponte. Ovviamente, la lotta contnua anche per la conquista del reddito nei tre mesi di sospensione estiva (per gli educatori) e per i periodi di sospensione differenziati per gli altri lavoratori, sempre riconducibili, ovviamente, al part time ciclico verticale. Anche perché bollette e muti non cessano viceversa mai di arrivare”.

La sentenza tocca nella carne viva non solo il migliaio di lavoratori in queste condizioni a Firenze, ma le centinaia di migliaia di lavoratori che vi soggiacciono in tutte le parti del Paese.

“Si pensa, come Usb, di chiedere un incontro al nuovo presidente dell’Inps – conclude Cecchi – per vedere di trovare una soluzione generale al problema. Con i ricorsi individuali l’Inps paga piccole cifre (3,4,5mila euro a ricorso) per tante cause, che sono soldi dei lavoratori, alla fine, soldi pubblici, vale a dire della collettività”. Insomma il problema potrebbe essere affrontato, suggeriscono dall’Usb, tutto insieme e strutturalmente, una volta per tutte. Altrimenti? “Si continua con i ricorsi”. Del singolo lavoratore o per piccoli gruppi.

Per saperne di più: https://www.stamptoscana.it/educatori-delle-cooperative-assemblea-per-non-essere-cancellati/

https://www.stamptoscana.it/educatori-a-scomparsa-9-mesi-ci-sono-e-3-no/

https://www.stamptoscana.it/presidio-educatori-in-300-sotto-la-prefettura-non-e-che-linizio/

https://www.stamptoscana.it/300-educatori-in-piazza-stipendio-anche-destate/

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