L’Avanti!, simbolo di un grande “partito-comunità”

Bisogna riconciliare i cittadini con il riformismo socialista

Centoventisei anni. Un compleanno prestigioso, quello de L’Avanti!, il giornale del Psi che vanta la storia più longeva fra i giornali di partito italiani, compleanno che è stato celebrato con una grande iniziativa che si è tenuta a Roma, martedì 20 dicembre, presso le fondazioni Modigliani e Matteotti. Fra i relatori che si sono alternati al microfono, e che hanno di fatto, parlando del grande quotidiano del Psi, compiuto un’analisi politica dei tempi contemporanei senza sottrarsi al dato oggettivo di una battuta d’arresto della sinistra democratica italiana, particolarmente significativo l’intervento dell’ex parlamentare e ministro Valdo Spini, già vicesegretario del Psi, attualmente presidente dell’Aici e della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli. Di seguito, riportiamo l’intervento dell’on. Spini.

L’Avanti!, il giornale del Psi, un nome ispirato al quotidiano della socialdemocrazia tedesca, Vorwarts, è il più antico giornale di partito italiano. Ha attraversato la storia d’Italia dall’Ottocento al Novecento, conoscendo due guerre mondiali, l’avvento del regime fascista, la soppressione della libertà di stampa, l’emigrazione politica, la clandestinità nella Resistenza, la battaglia per la Repubblica e la Costituzione, vivendo poi, sia periodi di opposizione che di partecipazione del Psi al governo della nostra Nazione. Vi sono stati periodi nella storia socialista in cui il direttore dell’Avanti! esercitava una funzione ancora più importante di quella del segretario del partito, proprio perché il giornale era lo strumento di comunicazione politica più importante nel movimento socialista.

Un quotidiano di partito, quindi quando i quotidiani di partito e l’Avanti! da più tempo di tutti, rappresentavano il veicolo di comunicazione e l’espressione esterna di quello che potremmo chiamare il “partito-comunità”, cioè quell’insieme solidale di uomini e di donne che si riconoscevano come appartenenti ad un insieme comune di principi e di valori, che si proponevano di ispirare ad essi i loro programmi, non solo, ma i loro stessi stili di vita”.

Quando i “partiti-comunità” sono venuti meno è entrata in crisi la funzione del giornale di partito. Questo è stato l’effetto di mutamenti strutturali, economici e sociali, nella tecnologia e nei sistemi di comunicazione che hanno profondamente modificato l’associazionismo politico. Il problema è che a questi mutamenti strutturali oggettivi si è aggiunto troppo spesso una sorta di compiacimento nel sentirsi liberi dai vincoli delle forme comunitarie del far politica, senza preoccuparsi dei vuoti che si aprivano e dei meccanismi controbilancianti che occorreva creare nei confronti delle forme di utilizzazione della politica a fini personali”.

“Ne è seguito un processo di destrutturazione della politica stessa che ha avuto conseguenze anche dal punto di vista etico- morale. Nei partiti -comunità si esercitava una sorta di autocontrollo sociale sul comportamento dei dirigenti e dei militanti, la mancanza del quale ha costituito quel fenomeno strutturale su cui sono innestati quegli inaccettabili fenomeni di deviazione etica che stiamo registrando a Bruxelles e a Strasburgo.
La crisi dei partiti della prima repubblica è stata particolarmente radicale per i socialisti italiani, sia per la vicenda drammatica di tangentopoli, sia per la venuta meno, per effetto dell’avvento del maggioritario, della rendita di posizione al centro del sistema politico che detenevano. Al resto ha provveduto quella che gli stessi artefici hanno definito come la “fusione a freddo” tra postcomunisti e post-democristiani di sinistra, fino ad arrivare a determinare l’attuale situazione di assenza di rappresentanti socialisti o laburisti dal Parlamento italiano”.

“È nostra convinzione che una presenza politica socialista, nelle varie forme in cui avrebbe potuto svolgersi, avrebbe “riscaldato” questa fusione a freddo con lo spirito dialettico e pluralista, con la spiccata attenzione per il concreto del riformismo, che ha sempre qualificato l’area politica e culturale socialista italiana.

Ed ecco allora una funzione per la gloriosa testata dell’Avanti! nelle forme che saranno possibili nell’odierna situazione. L’Avanti! può rappresentare quello strumento di comunicazione interna e di espressione esterna di un’area politico culturale altrimenti dispersa e disarticolata che ci si ripropone di ricongiungere nel dibattito sulle idee e sui programmi”. “Il socialismo – è una delle definizioni di Pietro Nenni – è “portare avanti quelli che sono nati indietro”, nella Giustizia e nella Libertà – aggiungiamo noi – richiamando Carlo Rosselli, suo compagno nella redazione del settimanale “Il quarto Stato.”
Il compito di costituire, nella riforma della politica, un grande movimento del socialismo in Italia, in stretto collegamento con quello europeo ed internazionale, deve far ritrovare insieme tutti i socialisti”.

“L’area politica e culturale socialista ha dei tratti peculiari, che non sono propri solo degli appartenenti a quest’area e che sono in realtà presenti anche nelle aree politico-culturali affini, ma che fanno parte della nostra tradizione e costituiscono il nostro DNA. Il primato dei programmi rispetto alle appartenenze, il riformismo nelle istituzioni, il riformismo nell’economia, nel welfare e nella sanità, nell’ambiente.
Riconciliare il nostro popolo col riformismo socialista, risvegliare quell’area di più di un terzo delle nostre cittadine e dei nostri cittadini che non va a votare. Ecco il nostro compito nella situazione politica attuale. Cui si aggiunge in questo drammatico momento la questione morale, tanto più grave in quanto colpisce all’interno delle fila di chi è oggi in Italia all’opposizione e si propone di riguadagnare la fiducia delle cittadine e dei cittadini per ritornare in maggioranza”.

Parlamento, Socialismo, Europa, ecco le tre parole che sono messe in causa nell’opinione pubblica per colpa dei comportamenti aberranti di determinate personalità a Bruxelles e a Strasburgo. Per difendere questi tre grandi punti di riferimento non bastano le condanne verbali: occorrono certo regole più stringenti ed efficaci, ma anche queste non bastano se non affermiamo una nuova coscienza nell’associazionismo politico, nelle sue forme e nella sua vita di tutti i giorni, nelle donne e negli uomini che vi partecipano.La riforma della politica, l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, deve costruire uno dei punti prioritari e mobilitanti del riformismo socialista.

Non vogliamo ignorare d’altro canto quanto avviene in questo momento politico intorno a noi, in particolare il congresso del PD, che è appena iniziato. Nel Pd ci si dice stanchi delle correnti ma al posto delle correnti non può stare il nulla: occorre far vivere le radici. E noi siamo una di quelle radici ideali e politiche. Sono personalmente convinto che un rassemblement dei socialisti italiani, se lo sapremo condurre avanti, potrà avere un effetto anche nel dibattito interno al Pd”.

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