Laurea honoris causa alla regista Margarethe von Trotta

E’ la terza delle tre donne alle quali l’ateneo fiorentino ha concesso il riconoscimento. dopo Angela Merkel e Mary Robinson.

Firenze – L’Università di Firenze ha conferito la laurea magistrale honoris causa in “Lingue e Letterature europee e americane” alla regista Margarethe von Trotta. E’ la terza delle tre sole donne alle quali negli ultimi cinquant’anni l’ateneo fiorentino ha concesso il riconoscimento. Tedesca anche Angela Merkel, irlandese Mary Robinson. A Firenze la cineasta ha ricevuto in passato la cittadinanza onoraria nel 1981, dopo aver vinto il Leone d’oro a venezia per “Anni di Piombo” , mentre nel 2016 le era stato conferito il Sigillo per la pace,a nche per il suo impegno a favore del Festival Cinela delle Donne in corso di svolgimento in questi giorni.

La cerimonia della laurea honoris causa si è tenuta in Aula Magna, presenti – tra gli altri – la rettrice Alessandra Petrucci, la direttrice del Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia (Forlilpsi) Vanna Boffo, il delegato al Bilancio e coordinamento della partecipazione dell’Università agli Its Enrico Marone, il presidente della Scuola di Studi Umanistici e della Formazione Giovanni Zago.

Nata a Berlino nel 1942, Margarethe von Trotta ha diretto 26 film, molti dei quali incentrati su figure chiave della cultura tedesca – soprattutto donne –, come Hildegard von Bingen, Hannah Arendt, Rosa Luxemburg e Ingeborg Bachmann. Una parte rilevante dei suoi lungometraggi è incentrata anche su snodi fondamentali della cultura, della storia e della politica tedesca: Die bleierne Zeit (Anni di piombo, 1981), Das Versprechen (La promessa, 1994) e Rosenstraße (2003). La regista, inoltre, ha collaborato anche con Dacia Maraini nella stesura della sceneggiatura di Paura e amore (1988).

“La sua biografia è quella di un’autentica intellettuale europea – ha dichiarato la rettrice Petrucci –. La sua attenzione al mondo femminile e alla figura della donna richiama l’impegno che anche il nostro Ateneo ha in questo ambito. Nella sua professione ha esplorato a lungo e in profondità il mondo delle donne e le relazioni fra le donne, nonché le relazioni tra donne e uomini. Con questa laurea viene riconosciuta la sua professionalità e viene sottolineato il valore e la forza del suo impegno”.

“Il contributo artistico e culturale di Margarethe von Trotta all’indagine della psiche umana, in particolare quella femminile, costituisce una pietra miliare dell’arte del secondo Novecento e del Ventunesimo secolo – si legge nella motivazione del riconoscimento -. Creatrice di memorabili figure di invenzione e della storia politica e culturale del ‘900, Margarethe von Trotta ha saputo indagare con la scrittura e le immagini la vita delle sue protagoniste nel quadro di una complessa dialettica familiare, relazionale e politica, capace di interrogare in profondità la posizione degli individui all’interno della società e della storia”.

La laudatio è stata pronunciata da Matteo Galli, docente di Letteratura tedesca, insieme a Cristina Jandelli, docente di Cinema, fotografia, radio, televisione e media digitali. “L’opera di von Trotta – ha dichiarato Galli – si sposa perfettamente a un’idea di cultura tedesca, all’interno della quale la letteratura rappresenta certamente una componente decisiva ma indissolubile da un’accezione più ampia e più moderna che comprende la storia, la politica, i rapporti fra i generi, la storia del costume, della religione, le condizioni materiali della vita. Grazie ai film di Margarethe von Trotta è possibile, dunque, raccontare alcuni momenti fondamentali della storia e della cultura tedesca, dal Medioevo ai giorni nostri”.

Dopo la laudatio, Margarethe Von Trotta ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “Tentativi di avvicinamento a un personaggio storico” che ha riguardato soprattutto l’ideazione e la realizzazione del film sulla filosofa Hanna Arendt, incentrato sulla sua attività di reporter al processo contro il criminale nazista Adolf Eichmann a Gerusalemme. Articoli che poi furono raccolti nel saggio sulla Banalità del male. La regista ha raccontato tutto il lavoro fatto per realizzare il film, con profondità e accuratezza in quel difficile passaggio fra le immagini che si hanno nella fantasia in immagini reali. Accusata di non amare il popolo ebraico, la Arendt scrisse di amare solo gli amici, “era un genio dell’amicizia, e anch’io – ha concluso – non a mo quel popolo o quell’altro, amo solo i miei amici”.

Nella foto: la rettrice Alessandra Petrucci consegna il diploma a Margarethe von Trotta

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