Firenze – Di recente si è tenuta a Firenze una riunione del movimento Più Europa, alla quale, mi pare di aver compreso, fosse presente una parte del direttivo nazionale. Vi era altresì la presenza del suo Segretario Benedetto Della vedova.
Ho assistito con piacere alla riunione, cercando di intravedere, tra le istanze provenienti dai rappresentanti ed iscritti locali presenti, lo specchio ideale di quel programma di cui il nuovo Movimento ha inteso farsi portatore nel corso delle recenti elezioni europee.
E l’interesse era ancor maggiore poiché, come repubblicano, avevo preso atto dell’accordo elettorale che il movimento Più Europa, aveva stretto con il Partito Repubblicano Italiano. Un partito che, sebbene non più protagonista della scena politica, proprio per i suoi contenuti storici e culturali, era e deve ritenersi l’ispiratore per tutti i movimenti europeisti.
Non tanto per rivendicare un primato, ma nella speranza che l’attualità delle idee repubblicane, possa trovare continuità storica per un futuro che, sempre più, spinge verso la costruzione di un paese e di un’Europa federale. Vi è stata quindi la convinzione che l’alleanza fosse lo specchio di quell’idea federale che, è e rimane l’unico progetto nazionale e sovranazionale, capace di meglio costituire la più alta espressione di libertà e che è essa stessa teorica della libertà.
E dalla quale discendono tutte le declinazioni per il cambiamento di questo paese. Un cambiamento che, prima che a livello nazionale, deve nascere dalle realtà locali, come condizione imprescindibile per spingere una crescita verso la creazione degli Stati Uniti d’Europa. Ovvero un progetto di unità nella diversità, da contrapporsi alle spinte centraliste (e quindi nazionaliste) delle vecchie strutture partitiche che hanno governato il nostro paese ed alle spinte semplicemente autonomiste e polverizzatrici dell’unità rappresentate dalla Lega.
Questa l’idea forza che il repubblicanesimo, da sempre, ha professato e che è stata ben impressa dai Padri Costituenti nella nostra Costituzione e che è patrimonio della nostra nazione. Un cambiamento professato come culturale più che economico.
Con questa premessa e con questo spirito ho ascoltato gli interventi dei partecipanti alla riunione del Movimento Più Europa, tutti volti peraltro a delineare quello che dovrebbe essere il cammino dello stesso verso le prossime elezioni regionali della Toscana.
Ma non ho percepito quella riaffermazione del principio di unità nella diversità che, al contrario, mi auspico sia lo spirito informatore e costituente del nuovo Movimento. Una realtà politica che, proprio per le idee professate, dovrebbe seguire il cammino verso la costruzione di una casa ispirata alle idee liberali e democratiche, capace di completarsi in realtà federata. Un soggetto che sia esso stesso concepito nell’idea di “unità nella diversità”.
I patti federativi tra forze politiche, costituiscono la nuova frontiera e l’unica alternativa moderna ai sovranismi accentratori che sono negazione della pluralità e dell’ideale democratico. In altro modo ci troveremo di fronte, ancora una volta, in quelle tentazioni centraliste che hanno cercato di semplicemente ingoiare, per mera strumentalità ed opportunità politica, le idee guida di un pensiero che è così compenetrato e presente nella nostra Costituzione e di cui, ancora oggi, sono orgoglioso per la sua modernità ed attualità.