Torino – L’arte di strada di XEL
Le sue opere, visibili nella pagina di Facebook e nel sito web, mi incuriosiscono, mi piacciono i suoi pulcini con il becco aperto verso il cielo, le immagini nitide di montagne e casette palpitanti.
Decido di chiedergli un’intervista, che accetta volentieri, ma prudentemente, non senza essersi prima documentato sulla mia attività. Xel è nato a Torino nel 1975 e qui ha vissuto a Settimo torinese, periferia nord di Torino, dove ha cominciato a dipingere su muro. Disegnare e dipingere sono le attività che Xel ha coltivato sin dall’infanzia, senza mai abbandonarle e che ha continuato a perfezionare con passione. Potremmo dire, attività che sono parte integrante della sua stessa vita.
Lo appassiona la scrittura tridimensionale, lo studio e la creazione di nuovi caratteri, il cosiddetto “lettering” che consiste nella ricerca di sempre nuove forme per lettere, numeri, punteggiatura.
Poi, anche grazie all’incontro con i breakers (ballerini di breakdance) del suo quartiere e ai primi video di musica rap, diventa esperto in quella particolare espressione artistica chiamata “writing“, fenomeno meglio conosciuto con il nome di “graffiti”, sperimentando la scrittura del proprio nome in tanti modi diversi.
Questo fu un momento di svolta nella sua vita, cominciò a leggere testi quali “Subway Art” o “Spraycan Art”, ambientati nella New York degli anni ’80 che narrano, attraverso immagini fotografiche, le imprese di vere e proprie leggende come Dondi, Seen, Futura 2000, Phase 2, Lady Pink e molti altri.
Praticavi a casa la tua attività, da solo?
In realtà la strada è stato il mio laboratorio, il mio atelier professionale, qui ho incontrato altri ragazzi accomunati dalla stessa passione con i quali, al parco, disegnavo su carta graffiti da trasferire sui muri durante la notte. Mi assegnai uno “street name”, Xel appunto, un marchio che contraddistingueva tags e graffiti.
Xel conclude gli studi in arte grafica a Torino, studi che gli forniscono quelle conoscenze di storia dell’ Arte che gli consentono di apprezzare artisti come i grandi artisti del passato Caravaggio e Van Eyck, George Braque, insieme a Picasso iniziatore del cubismo, il poliedrico Andy Warhol, figura predominante del movimento della Pop art e infine Keit Haring, Blek le Rat, la Transavanguardia Italiana e l’ironica fotografia di Elliott Herwitt. Tutte opere conosciute sui libri e andando per mostre e musei, pur senza tradire la sua passione “illegale” e notturna per il writing che, alla fine degli anni ’90, lo porta ad un incontro/scontro con le forze dell’ordine, determinante per il suo allontanamento dalla strada, dal disegno e dell’arte in generale.
Perché ti scoraggiasti a tal punto
Rimasi colpito dall’intolleranza mostrata in quell’occasione, più che da qualche schiaffo o calcio che mi diedero, rimasi profondamente ferito dagli insulti di un agente particolarmente violento. Un singolo individuo che contribuì a farmi sentire profondamente inadeguato ai tempi, completamente fuori posto. Da quel momento in poi cercai di stare il più lontano possibile dalle mie passioni, in qualche modo di stare il più lontano possibile da me stesso.
Ma la passione per l’arte non l’abbandona per sempre e dopo un breve periodo di vita e lavoro in Spagna, sempre in ambito grafico ed illustrativo, nel 2008, a distanza di 10 anni da quell’episodio, ricomincia la sua attività producendo a partire dal 2010 una serie di tele ad acrilici .
“Ho sempre visto la tela, anche quando ero writer puro, come un supporto al quale sarei voluto arrivare, prima o poi. A tutt’oggi, questa è la mia principale professione. La mattina mi sveglio e sono felice, perché ho la possibilità di fare ciò che mi piace di più. Certo si fa fatica a vivere di solo di attività artistica, ma credo che oggi la fatica in ogni caso e quasi in ogni professione, sia un fatto sistemico del quale possiamo prendere atto quotidianamente” e aggiunge
“Affianco alla pittura su tela, anche la pittura di grandi pareti, murali. Esigenza inevitabile per chi ha fatto quel percorso e l’utilizzo di stickers e poster in strada, continuando a supportare sempre la Street Art e, diciamo, che in questo momento Torino sotto questo profilo è una città ideale”. Proprio a Torino, sulle mura di Palazzo Cisterna in via Carlo Alberto, si può ammirare il suo murale “Il mattino ha l’aria in bocca“, realizzato nell’ottobre del 2013.
Xel considera la tela un’evoluzione dell’intero suo percorso fino a questo momento, una scelta e forse un mezzo, inteso come veicolo, che gli consente di “spostare” e portare il suo lavoro anche all’interno di spazi chiusi, di gallerie, entro il circuito dell’ Arte Contemporanea, nel mondo dell’Arte “quotata”.
“La mia ricerca in questi ultimi anni è entrata in una fase nuova, sono più attento alle dinamiche sociali, ai modelli contemporanei, critico rispetto ad un futuro che si delinea senza grandi aspettative, un urbanizzazione sempre più selvaggia, ad una disoccupazione e ad una trasformazione del mondo del lavoro. Sono temi di riflessione che rappresento con acrilici dai colori molto vivaci e da personaggi morbidi apparentemente leggeri” aggiunge Xel che precisa poi
” … la cultura dovrebbe avere un ruolo centrale nella vita di tutte le persone … educa alla bellezza della vita, delle cose e dell’animo umano, è un viaggio di formazione, una sospensione in una dimensione sconosciuta dalla quale comunque si torna migliori, sia come fruitori che come artisti“.
Alla mia domanda esplicita su un consiglio da dare agli artisti più giovani premette “che non mi sento così “maestro” da poter già dare dei consigli ai più giovani, lo farò comunque suggerendo loro di sognare il più possibile, di lavorare duro e con umiltà per inseguire i propri sogni cercando di tradurli in arte, di rimanere sempre autentici, senza avere paura di niente. Essere se stessi non è mai un fallimento” conclude. Ed io lo ringrazio per il suo contributo.
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Contatti: http://www.xel-artist.it/
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