L’anno dell’Intelligenza artificiale: l’innovazione corre, le regole inseguono

Il reportage di Daniele Magrini sulla nuova rivoluzione digitale

L’anno dell’Intelligenza Artificiale è un 2023 iniziato in realtà nel 2022, precisamente il 30 novembre, quando viene rilasciato Chat GPT, una strana macchina in grado di dialogare a suon di botta e risposta con un uomo. Capace di scrivere, perfino in una lingua complicata come l’italiano. La nascita di questo prodotto di OpenAI spalanca alla curiosità popolare le porte dei laboratori dove da anni si studiano le più sofisticate applicazioni algoritmiche e rende l’Intelligenza Artificiale un tema al centro dell’interesse collettivo, non più solo di nerd, addetti ai lavori e intellettuali tecnologici. È in quelle settimane, convulse ed eccitanti a loro modo, che inizia l’Anno dell’Intelligenza Artificiale, che rispetto agli altri anni ha però una particolarità: non finirà. Si può dire che continuerà senza interruzioni perché l’innovazione delle automazioni non è destinata a interrompersi e ogni giorno dei nuovi giorni dei prossimi anni dell’Intelligenza Artificiale potrà accadere qualcosa di sorprendente, inedito, preoccupante, drammatico, eccezionale.

E si può dire che proprio da quando comincia a essere chiacchierato, discusso o osannato, che il chatbot inventato da Sam Altman, assume la funzione di una sorta di testimonial dell’Intelligenza Artificiale. È lui, il “signor” Chat GPT, che del tutto inconsapevolmente diventa un topic sui social, sta al centro delle analisi in tv e degli editoriali dei giornali. E soprattutto diventa oggetto della domanda delle domande: farà bene o male a un mondo che di problemi ne ha già così tanti?

Ecco, il libro “L’anno dell’Intelligenza Artificiale” inizia da quei mesi di sguardi stralunati a cercare di capire i segreti di Chat GPT, quando l’Intelligenza Artificiale diventa popolare. Gli scienziati, i ricercatori dei laboratori di AI avranno certamente da obiettare: gli albori delle ricerche in materia risalgono a ben altri tempi. E l’innovazione è andata avanti per decenni prima di giungere ai chatbot, che non sono neppure la forma più evoluta delle applicazioni di AI. Ma la gente normale, quelli che non leggono più nemmeno i giornali e guardano sempre più svogliatamente la televisione, proprio nei servizi di coda dei Tg hanno sentito parlare di quella cosa lì per la prima volta. E poi sono andati a informarsi sul proprio smartphone.

È iniziato allora, da quella improvvisa popolarità, l’Anno dell’Intelligenza Artificiale, che poi ha preso a correre, come tutte le cose che attengono all’innovazione. Come fanno ogni giorno la gazzella e il leone, intendendo che nella metafora la gazzella è l’innovazione tecnologica e il leone il tentativo di mettere regole. Perché questo poi è successo durante i mesi del 2023. Lo hanno fatto Stati e governi finora quanto meno distratti sui temi della rivoluzione digitale, cercando di recuperare tutto il tempo perduto che invece i colossi del web hanno messo a profitto. E si tratta di enormi profitti. Secondo l’Indice di Bloomberg sui più ricchi del pianeta, nel 2023 i miliardari dell’hi-tech hanno aumentato la loro ricchezza del 48%, fino a raggiungere i 658 miliardi di dollari.

Il libro nasce come un reportage giornalistico in presa diretta di un fenomeno in continuo cambiamento quale è tutto ciò che è legato all’Intelligenza Artificiale. Quindi la narrazione è un po’ come fare surf su onde continue. Così, per non inabissarsi in mezzo ai flutti, la scelta è stata di ancorarsi ad alcuni fatti precisi accaduti nel corso del 2023: il primo sciopero contro Chat GPT, a maggio, a Hollywood, che ha visto marciare compatti sceneggiatori e attori famosi, aprendo il capitolo dei negoziati sociali sull’AI; il primo summit mondiale sull’Intelligenza Artificiale, a novembre, a Bletchley, alle porte di Londra, laddove Turing decrittò i codici dei nazisti; la prima legge al mondo sull’Intelligenza Artificiale varata l’8 dicembre 2023 dall’Unione Europea; la prima denuncia, a fine dicembre, contro Chat GPT e il suo ‘collega’ Copilot, ad opera del New York Times per violazione del copyright. Per essere in sostanza state addestrate, le due macchine, con il lavoro di oltre un secolo e mezzo di giornalismo, indebitamente sfruttato.

Seguendo queste tracce, necessariamente, il libro è andato anche a ritroso lungo il ‘viale’ degli algoritmi, laddove l’accoppiata tra social e smartphone ha cambiato abitudini e tempi di vita di miliardi di persone, nel nome del profitto dei colossi del web padroni dei big data. In modo fin troppo invasivo, tanto che anche gli algoritmi dei social sono finiti sotto processo, accusati da 42 stati americani per la dipendenza che creano nei bambini e negli adolescenti.

Partendo dalla cronaca degli eventi, dalle carte dei processi, dai documenti di leggi e regolamenti normativi, l’intento del libro è quello di divulgare fatti e atti trascurati, aiutando ad acquisire maggiore consapevolezza in merito alle grandi trasformazioni dell’era digitale. Che sono un’opportunità, ma ci mettono anche di fronte a rischi epocali. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di Capodanno, sostenendo il primato della democrazia come condizione imprescindibile della libertà, ha detto: “Libertà indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento”. È un monito preciso, rispetto a rischi che già si sono manifestati e che potranno ripetersi. Le profilazioni di Cambridge Analytica attraverso i dati di Facebook hanno già inciso pesantemente sia nella vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane del 2016 sia nel successo della Brexit che ha allontanato la Gran Bretagna dall’Europa. E nel 2024 ben 5 miliardi di persone saranno chiamati alle urne, anche in situazioni in cui la democrazia non è un dato acquisito, con una potenzialità di “avvelenamento dei pozzi” da parte della tecnologia digitale, ancora più evoluta.

Nel libro ho riportato anche lo straordinario messaggio di Papa Francesco su “Intelligenza Artificiale e pace” in occasione della Giornata della pace del 1° gennaio 2024. Perché sul nostro futuro digitale già presente, ci aiuta a capire. Certo, senza la tecnologia digitale la scienza non avrebbe vinto tante battaglie anche e soprattutto nel campo medico. E ogni luddismo non avrebbe il minimo senso. Ma non è un caso che due personalità come Sergio Mattarella e Papa Francesco abbiano aperto il 2024 richiamando valori assoluti come la democrazia, la libertà, la pace, rispetto all’avanzata inarrestabile dell’Intelligenza Artificiale. Perché c’è bisogno di riequilibrare il progresso tecnologico, recuperando il senso del limite.

Venerdì 16 febbraio alle 17,30 alla Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, viene presentato “L’anno dell’Intelligenza Artificiale”, saggio di Daniele Magrini edito da Primamedia da cui è tratta l’introduzione pubblicata sopra. Ne parleranno Marco Gori direttore del Laboratorio di AI dell’Università di Siena e Alessandro Mauro Rossi, direttore di Forbes Italia, coordinati dal presidente della Biblioteca, Raffaele Ascheri. L’autore, giornalista professionista, laureato in Scienze della Comunicazione, è da sempre attento all’impatto sociale dell’innovazione tecnologica, di cui si è occupato in altri volumi come “Sbatti il web in prima pagina” (Franco Angeli) e “E’ l’algoritmo, bellezza!” (Effigi).

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