L’Amleto di Filippo Timi alla Pergola tra scandalo e risate

Dell'originale Amleto shakesperiano, quello di Timi conserva solo la pazzia, che, insieme ad una forte ambiguità (si presenta in scena vestito da donna e da subito mostra gusti sessuali quanto meno "elastici", diciamo) e ad una fortissima irriverenza (non rispetta nessuno, a partire da se stesso), si pongono, sin dall'apertura del sipario, come le caratteristiche distintive del personaggio.  L'Amleto del bravo attore perugino è infatti scandaloso oltre ogni immaginazione, dissacrante, parossisitico (non a caso è elevato al quadrato), irrispettoso verso ogni valore, a partire dall'amore con la povera Ofelia, doppiamente vittima degli eventi nella rivisitazione di Timi, in quanto bistrattata in un modo a dir poco incredibile anche da colui che ama (nel sentire la prova d'amore ruchiestale da Amleto non crederete mai alle vostre orecchie, fidatevi).

Insomma bocche spalancate in tutti i sensi (per le risate, ma anche per lo stupore), in questo Amleto che scorre via veloce e fa sentire lo spettatore come su una montagna russa che vorticosamente lo precipita dalle vette delle riflessioni più profonde sul senso della vita e dell'esistenza, agli abissi più scuri di profferte sodomitiche (ricordatevi Ofelia!), madri degeneri e gag demenziali protratte oltre ogni limite del buongusto. Il tutto condito, a rendere lo spettacolo ancora più incredibile (caso mai ce ne fosse bisogno), da scelte musicali quanto meno impensabili per un classicone del teatro di ogni tempo; per rendere l'idea: Lucio Battisti e slogan pubblicitari di oggi.

In questo grande putpurri di antico e moderno, sacro e profano, l'unica cosa che resta immutata e apprezzabile dall'inizio alla fine è la bravura degli attori in scena: credibili anche durante le scene più incredibili e coraggiose.

In conclusione, nel suo Amleto²  Timi mi ci offre, del dramma shakesperiano, una rilettura  impensabile fino a qualche anno fa, ma che senz'altro funziona e nella quale la pazzia dell’eroe shakesperiano si presenta sin dall'inizio non come una condizione subita o momentanea, ma  come una scelta consapevole: moderno Principe Zarlino palazzeschiano che vede nella pazzia volontaria l’unica via possibile per tentare di affrontare la tragicità intrinseca, e comunque inevitabile, del reale.

Sempre a proposito del grande poeta e drammaturgo inglese e in perfetta linea con l'opera di Filippo Timi, segnaliamo anche, per l'interesse dei lettori, il libro SHAKESPEARE FILOSOFO DELL'ESSERE di Franco Ricordi,  che viene presentatosi  oggi pomeriggio, venerdì 9 gennaio alle ore 17.30, sempre al Teatro La Pergola di Firenze. Nel corso della presentazione, l'autore analizzerà proprio l'abissale portata filosofica del pensiero shakesperiano, soffermandosi soprattutto sul grande leitmotiv del suo pensiero e cioè "l’oscillazione continua fra l’essere e il nulla".

Non sarà allora un caso se l'Amleto di Timi, altrove facondissimo ed eloquente, arrivato al momento del più grande soliloquio drammatico di ogni tempo, quel famoso ”essere o non essere” conosciuto da tutti, stavolta si inceppa irrimediabilmente.

AMLETO² – Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche
uno spettacolo di e con Filippo Timi
e con Lucia Mascino, Marina Rocco, Luca Pignagnoli, Elena Lietti
Luci Marcello Jazzetti
al Teatro della Pergola, fino a Domenica 13 Gennaio

Foto di Achille Lepera (http://www.fondazioneteatrodellapergola.it)

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