La macchina organizzativa ha funzionato alla perfezione fino alla fine del concerto. Ma quando è arrivato il momento del deflusso sono iniziati i problemi veri. Centinaia di persone si sono ritrovate senza informazioni precise e non sono riuscite a tornare in stazione o ai parcheggi da dove partivano i bus navetta. Qualcuno è stato costretto a dormire per strada. I volontari della protezione civile: “E’ stato un vero caos, abbiamo evitato problemi ben più gravi solo grazie alla grande disciplina delle persone”.
Centoventimila persone che si muovo contemporaneamente sono tante e qualche disagio era da mettere in preventivo. Non tutto, però, ha funzionato a dovere al termine del concerto, quando è arrivato il momento del deflusso. La conferma arriva da alcuni volontari della protezione civile impegnati nel servizio d’ordine.
“Io mi trovavo in via Adua, all’altezza della Comet – racconta uno di loro – avevamo l’ordine di chiudere la strada, nessuno ci ha dato altre istruzioni. All’improvviso ci siamo trovati di fronte una massa di persone che tornavano indietro perché hanno limitato gli accessi al sottopasso di piazzale Europa solo a quelli muniti di biglietto. Si è creato un grosso imbuto e molta gente non sapeva più cosa fare”.
I volontari riferiscono anche di problemi legati alle informazioni sui bus navetta: in tanti si sarebbero ritrovati nel parcheggio sbagliato a causa di informazioni errate.
“Il problemi maggiori – spiega un altro volontario – sono stati causati dal fatto che la cartina fornita dall’organizzazione con i vari percorsi riportava solo pochi nomi delle vie e il percorso indicato per tornare in stazione era adatto per le auto ma troppo lungo per i pedoni. Il risultato è stato che molti alle 4 del mattino non sapevano dove andare. C’è qualcuno che è stato costretto ad accamparsi sulle aiuole davanti al centro commerciale “Le Vele” per poi ripartire solo in tarda mattinata”.