L’elezione a segretaria del Pd di Elli Schlein rappresenta certamente qualcosa di nuovo. Il fatto che il voto aperto nei gazebo abbia rovesciato quello interno dei Circoli conferisce al voto di domenica 26 febbraio un significato ancora più rilevante del semplice prevalere di un candidato sull’altro, quello cioè di un processo di rinnovamento che viene ad investire le strutture interne del Pd. Credo che i risultati delle regionali del Lazio e della Lombardia siano stati l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso a favore del rinnovamento dopo le contorte vicende e le sconfitte di questi mesi.
Che il rinnovamento investe o investirà le strutture interne del Pd lo dimostrano le vicende della Toscana, dove la Schlein ha prevalso ancora più nettamente su Bonaccini nonostante che questi avesse il sostegno dell’establishment politico-amministrativo del partito. Sempre in Toscana, anche il candidato segretario regionale della Schlein, il deputato Emiliano Fossi, ha prevalso agevolmente..
Il problema che ha di fronte il rinnovamento del Pd però non è solo quello di chiamare, come ha fatto Elli Schlein, ad un’opposizione più dura, ma è quello di elaborare una piattaforma riformista radicale da un lato, ma credibile come alternativa di governo dall’altro. Questo significa fare quanto in questi anni non è stato fatto. Recuperare non le correnti bensì le radici dell’intero arco della sinistra democratica del nostro paese, anche di quella socialista e laburista finora programmaticamente escluse, aprirsi alla cultura, alle Fondazioni per colmare quel vuoto tra politica e cultura che ha frenato la formazione dei nuovi gruppi dirigenti la loro capacità di comprendere fino in fondo i mutamenti epocali in atto a livello planetario con i loro riflessi in Europa e in Italia. Battersi nel concreto per quelle riforme istituzionali ed elettorali che riavvicinano eletti ed elettori, attuare l’art.49 della costituzione sulla democrazia dei partiti, dovrebbero essere tutti impegni della nuova direzione politica del Pd.
Costruire un partito nuovo nella temperie di una battaglia per la riforma della politica è l’unico modo di evitare il gattopardismo, il tutto cambi perché nulla cambi.
Se poi non mancano i motivi di scontro anche duro con la destra che guida la coalizione di centro-destra, non va dimenticato che il confronto politico tra maggioranza e opposizione o, se si vuol essere più precisi, tra maggioranza e opposizioni si svolge anche in un momento in cui è in atto il meccanismo del Pnrr.
L’Italia ha un’ultima occasione per risolvere i suoi equilibri e le sue contraddizioni, ed è quello di un’utilizzazione degli ingenti fondi del Pnrr non semplicemente in progetti per poterli spendere, ma ad indirizzarli verso un processo complessivo di riforma del paese, a un vero e proprio piano del lavoro, a affrontare gli squilibri territoriali Nord-Sud oggi ancora più evidenti.
Ecco, potessi dare un suggerimento, sarebbe quello di elaborare un vero e proprio progetto per la sua attuazione da portare all’attenzione delle forze del lavoro e della produzione, un metodo alternativo di fare politica economica e su quello rivendicare la direzione della nostra nazione.
Sul piano europeo bisognerà dare un contributo determinante al rilancio del Partito del Socialismo Europeo e non ad astrarsi da esso. L’Internazionale Socialista dal canto suo ha un nuovo presidente, il primo ministro spagnolo Sanchez e il Psi italiano ne fa parte. Sarebbe significativo che il Pd dirigesse la sua attenzione verso questa organizzazione.
In altre parole, c’è un’agenda densissima di impegni che attende la nuova segreteria se vorrà non solo predicare ma anche concretizzare un rinnovamento non solo di persone, ma di metodi, di pratiche, di contenuti. Uscire dall’autoreferenzialità, dalla logica del sentirsi predestinati ad essere classi dirigenti, ridare alla politica prestigio e attrazione e con questo riqualificare il ruolo di dell’opposizione. E’ questo l’augurio che tutti coloro che hanno a cuore la democrazia di questo paese formulano verso la nuova segretaria del Pd.