L’abominevole caso del dottor Mastrapasqua

Finalmente è stato trascinato nel fango mediatico delle inchieste. L’avverbio giustizialista non farebbe parte del nostro vocabolario ideale e lessicale ma quando si parla del plenipotenziario pluripoltronaio manager dell’Inps, al secolo Antonio Mastrapasqua anche a noi scappano i cavalli. Assieme ai palafrenieri. Ci siamo sempre chiesti chi paraculasse all’ennesima potenza questo personaggio che sembra uscito da un romanzo di Stevenson; 25 incarichi contemporanei, diversi dei quali quantomeno “inopportuni”, tra cui appunto la presidenza dell’Istituto nazionale di previdenza sociale e la vice di Equitalia e un’atmosfera da gigantesco conflitto di interessi a permeare ogni sua remuneratissima seduta in qualsiasi consiglio d’amministrazione. Intoccabile fino a ieri; fino a ieri grazie al cielo.

mastrapasqua_25_poltrone_02-540x450Il caso Mastrapasqua, che si intasca circa un milione e 200mila euro annui perlopiù pubblici, tocca al cuore le responsabilità della politica e della mancanza di una legislazione sui limiti e le regole degli incarichi nei settori pubblico e privato. E sul ruolo preponderante che i poteri finanziari esercitano nella vita sociale, colmando a loro interesse il vuoto di chi dovrebbe esercitare la funzione di tutore del bene comune. Vergognoso in senso assoluto, l’abominevole caso del nostro super manager mannaro diventa addirittura surreale se calato nel contesto di un impoverimento generale specie della fascia dei pensionati, dal Mastrapasqua appunto “remunerati” al ribasso. Uno stipendio faraonico per produrre elemosine a una massa di anziani sempre più disperati. Che i conti dell’Inps non sembra proprio siano stati risanati dalle capacità di quest’uomo col volto molto simile ad uno dei Cavalieri dell’Apocalisse.

Sarà di monito il caso Mastrapasqua all’intero dibattito sul mercato, l’economia, i ricchi e i poveri? Bisognerebbe intanto cominciare dalla parole e dal loro significato; ciò che ancora viene tacciato di populismo e demagogia, nasconde molto spesso i connotati della più semplice (e assai diffusa) immoralità accettata.

 

 

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