C’è poco da cantare vittoria o non sconfitta a seconda di come si giri la frittata; il responso più evidente di quest’ultima tornata è il clamoroso dato dell’astensione. Che anche nella civica e civile terra reggiana tocca livelli di guardia. Un altro 20% in meno di cittadini che non si sentono rappresentati, nemmeno da quei grillini che appena ieri erano per loro un approdo di fiduciosa riscossa. L’oasi è durata pochi mesi, il naufragio è ripreso, sempre più alla deriva come gli uomini del capitano Shackleton. Al netto di chi non è andato a votare, le schede che mancano corrispondono più o meno al flusso di erosione a 5 stelle. Più o meno.
L’astensione cresce, cresce come un’onda da tsunami (senza riferimento posticcio alcuno) e con essa la grave sensazione di disincanto che se in letteratura è sinonimo di critica adulta e in filosofia di libertà post ideologica, in politica invece rappresenta la totale mancanza di fiducia nell’uomo e, in sostanza, la disperazione davanti ai problemi quotidiani. L’esercito della disillusione è vicina ormai al 50%, cioè un individuo su due che ogni giorno ci sfiora. E in questa zona grigia si annidano non solo posizioni di sdegno intellettuale di ex credenti nel bene comune ma anche lo squilibrio sociale di una massa crescente di diseredati.
Con l’onda apolitica (chiamiamola col suo nome bandendo i facili populismi) avanzano anche posizioni e schieramenti di carattere millenaristico-apocalittico caratteristici delle realtà in profonda crisi e senza una classe dirigente in grado di prevedere i nuovi orizzonti e mettere in moto meccanismi di auto-riconsiderazione. Sotto questa lente si devono leggere le spinte propulsive di uscita dall’euro, la crescente indignazione rispetto ai meccanismi della finanza, la visione complottistica con cui si guarda ai centri di potere in generale, a quelli economici in particolare. Istanze spesso veicolate da una rete mediatica (il web soprattutto) che risponde solo ad una dialettica anarchica e anonima. Ci salverà dunque un ritorno al passato? La storia in realtà ci invita ad imparare dagli errori del presente nella valutazione delle scelte future ma la campana della ricreazione è suonata da un pezzo. Per la politica, l’imprenditoria, gli organismi nazionali e sovranazionali, i banchieri e i super-manager, il mercato, il pubblico ed il privato.
Intanto la zona grigia cresce e, come nel film The fog di John Carpenter, da essa possono uscire anche dei mostri che credevamo scomparsi da un pezzo. Nervi saldi e coraggio, muniti di cannocchiale per intravedere nuove lande ai confini dei sistemi conosciuti