Firenze – Dentro l’involucro protettivo e rassicurante della tradizione si muove una vera e propria rivoluzione della dinamica politica. La Toscana non ha smentito la sua capacità di rinnovarsi nella continuità nel voto uscito dalle urne delle elezioni regionali. Ha vinto Enrico Rossi come era largamente atteso e ha vinto bene, superando di otto punti la quota del 40% che lo avrebbe portato al ballottaggio, unica legge elettorale regionale a prevederlo. Il Pd si è mantenuto compatto nelle sue componenti e l’elettorato lo ha premiato. In Liguria, invece, le guerre intestine hanno consegnato la regione al centrodestra.
Qui finisce la tradizione e cominciano le novità. I principali partiti di opposizione che Rossi si troverà di fronte in Consiglio regionale sono completamente diversi da quelli con cui ha avuto a che fare nella precedente legislatura. Uno, nuovissimo, il Movimento 5 Stelle che approda a Palazzo Panciatichi in una fase di onda lunga che sembrava affaticata e dunque ha mostrato una grande capacità di progressivo radicamento nel territorio. L’altro, la Lega Nord, che si presentava insieme a Fratelli d’Italia, è il primo vero vincitore di queste elezioni a livello nazionale: in Toscana ha costretto il vecchio centrodestra – Forza Italia, ma anche i moderati alfaniani – a un ruolo marginale e si presenta come il partito riuscito a catalizzare sia una parte del voto moderato, rappresentato dal candidato presidente, l’economista milanese Claudio Borghi, sia quella protesta di estrema destra, antieuropeista e xenofoba, che il segretario del partito Matteo Salvini non ha mancato di solleticare durante tutta la campagna.
Il cambiamento di dinamica politica all’interno di una cornice di apparente conservazione risulta dunque evidente. In Consiglio Rossi si troverà di fronte due opposizioni che non seguono più le vecchie regole non scritte dell’accordo e del compromesso, del gioco delle parti, ma tenteranno di rendergli la vita difficile seppure in una geografia consiliare dove di fronte a un gigante di 24 seggi, si troveranno nani , il più corposo dei quali conterà 6 consiglieri la Lega Nord, e il più piccolo, la pattuglia della sinistra radicale di Tommaso Fattori, solo 2.
Tuttavia Rossi è troppo intelligente per non capire che questa situazione eccezionalmente favorevole, il gigante e i quattro nani, gli è stata consegnata in un clima di sostanziale disaffezione da parte dei cittadini toscani. Un dato di affluenza al voto così basso, il 48,2% degli elettori, in diminuzione di circa undici punti rispetto alle precedenti omologhe (60,9%), è il segnale che il primo vero urgente compito del confermato neogovernatore della Toscana è quello di ridare autorevolezza e credibilità a una istituzione che in questi ultimi anni ha perso fiducia e considerazione nell’elettorato toscano, anche se non al livello critico di altre regioni italiane.
Rossi se ne rende conto al punto che le sue prime dichiarazioni, piene di soddisfazione per la conferma della Toscana “argine del populismo e dell’antieuropeismo”, non hanno mancato di sottolineare che fra i primi suoi atti ci sarà l’abolizione totale e anche retroattiva dei vitalizi del Consiglio regionale. Da questi atti si ripartirà nella nuova legislatura e c’è da giurare che le nuove opposizioni non mancheranno di stargli con il fiato sul collo.