La vita non viene dal nulla

283 anni fa nasce Lazzaro Spallanzani

Valentina Barbieri

“Terra di sapienti e di poeti”, come la definì Carducci, Scandiano, fu culla di Matteo Maria Boiardo, Antonio Vallisneri il giovane, di Cesare Magati, di  Angelo Secchi, di Laura Bassi e di Leopoldo Nobili, solo per citarne alcuni. Anche Lazzaro Spallanzani vi nasce il 12 gennaio 1729 da Gian Nicolò,  avvocato, e da Lucia Zigliani di Colorno. A quindici anni entra presso il  collegio dei Gesuiti di Reggio dove si dedica agli studi di retorica e filosofia. Nel 1749 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Bologna che  abbandonerà poco dopo per dedicarsi alla filosofia naturale, laureandosi in Biologia sotto la guida di Laura Bassi, parente degli Spallanzani ed insegnante  di matematica e fisica presso l’ateneo bolognese. Dopo la laurea, riceve gli ordini minori e diviene sacerdote. Insegna greco nel Seminario e fisica e  matematica all’Università di Reggio Emilia. Si dedica all’astronomia e alla  geologia e conferma con le osservazioni sul lago di Ventasso, le ipotesi del  Vallisneri sull’origine delle sorgenti. Grazie proprio a Vallisneri viene a conoscenza dell’opera di Needham e di Buffon.

Buffon in particolare aveva sostenuto che la decomposizione della materia vivente dà luogo a molecole organiche che possono aggregarsi in nuove forme  viventi, mentre Needham le aveva viste in forma di animalcula negli infusori.  Dopo quattro anni di ricerca, nel 1765, nel Saggio di osservazioni microscopiche concernenti il sistema della generazione de’ signori di Needham e Buffon riesce a confutare la generazione spontanea. Infatti egli nota che in  recipienti di vetro sigillati alla fiamma e  contenenti  infusi, sterilizzati  in acqua bollente per più di un’ora, non si verifica alcuna crescita batterica. Questa scoperta lo renderà famoso in tutta Europa. In seguito si dedica alla circolazione sanguigna nel saggio Dell’azione del cuore ne’ vasi sanguigni e Sul movimento del sangue negli animali.

Nel 1769 si trasferisce all’università di Pavia, dove, per decreto dell’ imperatore Giuseppe II d’Austria, ottiene la cattedra di Storia Naturale fino alla morte. A Pavia approfondisce lo studio della riproduzione e realizza la fecondazione artificiale di uova di rana verde aquajuola, facendo indossare al rospo delle  braghette di taffeta’. Ripresi gli studi di Lavoisier, Spallanzani smentisce l’ipotesi che l’anidride  carbonica si formi nelle vie respiratorie. Successivamente anche le sue  ricerche di fisiologia gastroenterologica furono fondamentali nel dimostrare  come il processo digestivo non consista solo nella semplice triturazione  meccanica del cibo, ma anche in un processo di azione chimica a livello  gastrico.

Al ritorno dal suo viaggio a Costantinopoli, riceve una denuncia infamante:  nel suo gabinetto a Scandiano erano stati rinvenuti pezzi sottratti al museo universitario di Pavia per un valore di duemila zecchini. Spallanzani, dopo  aver invitato le autorità austriache ad aprire un’inchiesta, riuscirà a  dimostrare che il materiale del gabinetto era stato solamente preso in prestito
a scopo di studio. Nel 1787 completamente scagionato, si vendica con l’accusatore Giovanni Antonio Scopoli, attraverso la cosiddetta beffa del verme.  Scopoli, grazie alla burla ordita da Spallanzani, confonde infatti un esofago  di gallina con un parassita a cui attribuisce il nome di Phisis Intestinalis.  Per ironia del destino Scopoli e il vendicativo abate muoiono entrambi a causa
di un’apoplessia cerebrale a distanza di dieci anni l’uno dall’altro.  Spallanzani muore a Pavia nel 1799 a fianco dell’amico Antonio Scarpa.

Indiscusso esponente del metodo scientifico moderno fondato da Cartesio e  Galileo, Spallanzani ha lasciato a Reggio Emilia una considerevole eredità. All’interno dei Musei Civici di Reggio Emilia è infatti presente la collezione  Spallanzani. Acquistata dal Municipio nel 1799 dopo la morte dello scienziato, è ancora oggi conservata integralmente nella sua consistenza originaria e comprende reperti zoologici, paleontologici, mineralogici e litologici,  ordinati secondo le conoscenze scientifiche di fine settecento. Alla memoria del biologo è inoltre intitolato il liceo Scientifico di via Franchetti, l’osservatorio astronomico di Scandiano e uno dei maggiori centri  medici privati della città.

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