Partiamo dalla fine, vale a dire l’ultimo libro pubblicato – “La vita s’impara” (Einaudi, 2024) – in attesa che si inventi qualche altra cosa: perché lo farà, di sicuro, visto che il soggetto in questione è Corrado Augias.
Con la curiosità che da sempre lo contraddistingue, è stato attento testimone di fatti e persone i cui comportamenti hanno generato l’evoluzione – o, talvolta, l’involuzione – della vita sociale e politica del Paese, che lui ha raccolto da osservatore attento, prima per comprenderla e poi per raccontarla con efficacia, sostenuto dal piacevole senso di ironia tipico di ogni mente brillante: in altre parole, ha forgiato la propria curiosità a uso e consumo del sapere, con il risultato di rendere con naturale comprensibilità la cultura accessibile a tutti, compreso il “volgo” più ostinato.
Di Augias si può dire che è molte cose: certamente più noto come giornalista e scrittore, fu attivo nel movimento di avanguardia che a partire dagli anni Sessanta segnò in modo significativo la vita culturale romana; nel 1994 fu eletto al Parlamento Europeo maturando esperienza come politico; è sostenitore di campagne di sensibilizzazione in favore dell’eutanasia legale e molto altro ancora. In primis, però, questo quasi novantenne giovanotto è certamente un esempio di vivacità, nutrita dall’insaziabile voglia di continuare a scoprire il mondo, e di continuare a raccontarlo a modo suo: un modo che, come abbiamo visto, è segnato da rare capacità di chiarezza, intelligenza, competenza.
Torniamo però dalla fine – che fine non è, bensì è solo il più recente lavoro – in quanto permette di conoscere un Corrado Augias insolito, quello che alberga nel suo animo e al quale lo spirito curioso ha lanciato una sfida: si è messo davanti allo specchio per osservare il divenire della propria vita con gli occhi di un uomo che serenamente sta «percorrendo l’ultimo tratto di strada», consapevole che «Conoscere se stessi è un compito doveroso che può diventare spiacevole.»
Lo specchio davanti al quale si è posto è molto “spazioso”, gli permette di rivedersi bambino, e poi ragazzo e uomo, sempre collocato nel mondo che lo circonda, dal momento che mai ha perso il vizio di trovarsi osservatore acuto e brillantemente critico di ogni genere di cambiamento, personale come sociale, con la capacità di coglierne le minime sfumature.
Sfumature minime… appagando la curiosità generano sapienza, che con logica genialità spazia fra i saperi stabilendo fra loro connessioni preziose a guardare il mondo con chiarezza di cognizione.
È stato ampiamente dimostrato durante un’intervista con l’antropologo Marco Aime, a proposito dell’uso di termini come “nazione” e “patria”. Ne è uscita una breve ma incisiva lezione, in cui ha chiamato in causa la Costituzione, dove il termine “nazione” è citato una solta volta, in favore dei più presenti Patria, Paese, Stato, Italia… palesemente considerati dai Padri Costituenti più appropriati a rappresentare lo spirito con il quale Carta Costituzionale veniva scritta. Nazione, infatti, usciva malconcio da un periodo in cui si era trovato declinato secondo connotazioni che fu considerato più opportuno lasciar cadere nell’oblio. E, da perfetto padrone della lingua e degli strumenti di comunicazione quale Augias è, ha fatto presente quanto possa essere pericoloso l’effetto sublimale cui è sottoposto.
L’intervista Dialoghi e parole per l’Italia di oggi condotta da Marco Aime si è svolta sabato 25 maggio durante i Dialoghi di Pistoia – il Festival di antropologia del contemporaneo promosso da Fondazione Caript e Comune di Pistoia – dove Augias è stato invitato quale vincitore della VII edizione del Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia, ogni anno dedicato a un personaggio che, in virtù del proprio lavoro, abbia testimoniato la centralità del dialogo e della cultura per lo sviluppo delle relazioni umane. Corrado Augias è stato scelto in quanto visto come «[…] uno dei protagonisti più attenti e profondi della nostra società e della nostra cultura. […] vuole andare controcorrente, rallentare di fronte alla continua accelerazione di immagini e parole. La vita s’impara, recita il titolo del suo ultimo libro, e imparare richiede tempo e studio, una cifra che diventa lo spunto per riflettere su quali prospettive ci si presentano davanti e quali strade percorrere domani, a partire da oggi.»
In foto Corrado Augias, a destra, con Marco Aime (foto di Stefano Di Cecio)