La Villa di Garibaldi entra a far parte delle Case della Memoria

Castelfiorentino – Nel 1867 il Generale Giuseppe Garibaldi, alla ricerca di adesioni in Toscana in vista dell’imminente campagna militare contro lo Stato Pontificio, si fermò a Castelfiorentino. Fu ospite di Tommaso Giannini, un solido punto di riferimento per il movimento garibaldino del territorio. Da pochi giorni, la Villa Tinti Giannini di Petrazzi è diventata Casa della Memoria di Giuseppe Garibaldi: l’associazione ha infatti dato parere positivo per l’ingresso della villa nella rete di case di personaggi illustri. Oltre alla Villa Giannini Tinti-Villa Garibaldi, il Comitato Scientifico ha dato il via libera per l’ingresso nell’Associazione di altre quattro case: il Museo Casa Francesco Baracca a Lugo (RA) la Casa Museo don Giovanni Verità a Modigliana (FC), la Casa Ugo Tognazzi a Velletri (RM), e la Casa Natale di Salvatore Quasimodo a Modica (RG). È la prima volta che in una sola riunione del Consiglio Direttivo ben cinque case entrano a far parte dell’Associazione.

«Un’altra casa toscana entra a far parte della nostra rete, portando con sé un nome che ha segnato profondamente la storia l’Italia come quello di Giuseppe Garibaldi – commenta Adriano Rigoli presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Siamo felici di veder crescere l’associazione e in modo particolare quando i protagonisti di questa crescita sono personaggi così significativi per l’identità del nostro paese». «La Villa Tinti Giannini dimostra quanto una singola “casa” possa fare per mantenere viva la memoria storica del nostro passato – aggiunge Marco Capaccioli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Un passato fatto non solo di grandi eventi ma anche di piccole storie e aneddoti che spesso vanno perduti. Tutelare le Case della Memoria, ci aiuta a mantenere vive le sfumature della storia».

La villa Tinti-Giannini, di sapore ottocentesco, si trova nella frazione di Petrazzi, a Castelfiorentino (FI) e deve il nome ai suoi proprietari: Tommaso Giannini la acquisì nel 1883, a “cancelli chiusi”, da Onorato Tinti. La villa ha preso anche il nome di Villa Garibaldi poiché in questa casa, l’8 agosto 1867, pernottò il Generale Giuseppe Garibaldi durante la sua visita a Castelfiorentino, mentre stava cercando di raccogliere adesioni in Toscana in vista dell’imminente campagna militare contro lo Stato Pontificio (culminata con la pesante sconfitta a Mentana). Fra le numerose camere spicca infatti la camera parata di stoffa rossa in cui alloggiò Garibaldi che conserva tutti gli arredi in modo completo e non è stata minimamente modificata nel corso del tempo. Gli oggetti sono gli stessi che utilizzati dal generale durante la sua visita che è ricordata anche in una lapide posta sulla facciata dell’ingresso della villa. Fra i ricordi garibaldini spicca un piccolo ritratto di Anita con una notazione di mano di Menotti che recita “Questo è l’unico vero ritratto di mia madre”.

La villa si articola su due piani e un seminterrato ad uso cantina dove si trovano infatti ancora i vecchi tini, botti, bottiglieria d’epoca, caratelli e attrezzi che servivano per la spremitura dell’uva e per la frangitura delle olive nonché coppi da olio e conche di svariato genere. Anche le cucine hanno subito ben poche trasformazioni nel corso dell’ultimo secolo. Presenti anche gran parte dei ricordi di famiglia: foto d’epoca, quadri legati alle nostre vicende nazionali e risorgimentali e oggetti d’uso in gran parte risalenti a due secoli fa. Lo stesso può dirsi degli arredi conservati quasi interamente intatti: divani, poltrone, scrivanie, scansie, credenze, manche servizi di piatti e porcellane varie.

Altro elemento di interesse è rappresentato dalla Sala delle bandiere: un grande salone interamente dedicato al ricordo della vittoria del 1918. Sia gli arredi che le decorazioni murarie risalgono al periodo in questione, mentre i quadri alle pareti ricordano le imprese belliche. La sala raccoglie numerose bandiere in seta di varie dimensioni che furano usate il 4 novembre del 1918. In quella data infatti nel piccolo borgo fu organizzata una festa per celebrare l’evento: le case furono ornate con le bandiere tricolore, in gran parte acquistate dalla famiglia Giannini, anche a causa del costo della seta che non era indifferente. Alla fine della giornata le bandiere furono ritirate e deposte nel salone dove si trovano ancora oggi, insieme a due foto che testimoniano l’evento.

 

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