Roberto Fieschi
Quanto segue è in massima parte dovuto a informazioni fornite da Antonio Palazzi, professore di chimica e, come me, membro del consiglio scientifico dell’USPID (Unione Scienziati Per Il Disarmo). Lo scorso settembre la Siria ha annunciato che accetta di eliminare le sue armi chimiche. L’OPCW (Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons) ha censito circa 1400 tonnellate di agenti chimici riconducibili alla possibile sintesi di armi chimiche, molte però sono solo dei precursori; alcune quantità di sostanze di questo tipo sono già state distrutte in loco, in Siria, altre verranno trasferite, probabilmente in Germania e Gran Bretagna, che hanno offerto la loro collaborazione, per essere successivamente incenerite. Dei 23 siti censiti in Siria contenenti armi chimiche, solo 21 sono stati ispezionati dagli operatori dell’OPCW, due essendo inaccessibili, quindi potrebbe esserci ancora altro materiale da smaltire. Comunque questa grande operazione è ormai vicina al suo completamento.
Le armi chimiche siriane da eliminare sono trasportate in container; L’imbarco a Latakia (Siria) della prima parte dei container sul cargo danese Ark Futura pare che si sia concluso verso il 7 gennaio. Ora è in navigazione nel Mediterraneo dalla Siria verso l’Italia, con una scorta internazionale; trasporta circa 500 tonnellate degli aggressivi chimici catalogati secondo la Convenzione in classe 1 e 2, cioè quelli più tossici, le molecole di agenti nervini già formate (sarin e VX) e i loro immediati precursori. Dovrebbe essere l’unico carico previsto di questa tipologia di sostanze.
La fase della eliminazione, cioe’ il vero e proprio processing chimico, dovrebbe avvenire nella seconda nave, quella americana (la Cape Ray), e quindi in mare, presumibilmente in acque internazionali. Questa sarebbe la prima volta che queste operazioni (processing vero e proprio) avvengono in mare; normalmente esse hanno luogo sulla terra ferma. I requisiti di stabilità degli impianti sono forti, con onde alte l’operazione sarebbe rischiosa.In condizioni normali, cioe’ sulla terraferma, l’operazione è di routine. L’operazione di trasbordo dei container a Gioia Tauro dovrebbe essere unica e concludere tale tipo di operazioni.
Il problema del trasporto in condizioni di sicurezza è il nodo cruciale dell’operazione. Trattandosi di sostanze mortali per l’uomo in dosi di milligrammi, il loro trasporto è sempre stato considerato pericoloso e nei programmi di distruzione in corso dal 1997, in attuazione della Convenzione, si è preferito costruire gli impianti “in loco” dove c’erano i depositi piuttosto che trasportare gli aggressivi chimici in Impianti già esistenti. Operazione che in Siria ho già detto non possibile. Dovendo quindi delimitare l’area in cui effettuarne il trasporto e in mancanza di Paesi del Mediterraneo collaborativi e con Impianti adeguati si è optato per la distruzione per idrolisi in un reattore chimico installato in una nave americana, con una tecnologia già quindi sperimentata e collaudata
visto che gli USA hanno già distrutto con questa tecnica migliaia di tonnellate dei loro arsenali chimici. Gli USA si sono preparati alla possibilità di distruggere i composti chimici tossici su nave già dall’inizio dell’anno scorso.
Caratteristiche dell’impianto: si tratta di un enorme reattore in titanio (è più alto di tre uomini, l’intero macchinario sarà più lungo di venti metri. Il reattore ha la capacità di 8320 litri e la potenzialità di smaltire 25 tonnellate al giorno degli aggressivi chimici. Le tecniche per la eliminazione delle armi chimiche sono di due tipi: incenerimento o trattamento chimico a temperature non troppo elevate ( Field Deployable Hydrolysis System) con soda caustica, NaOH, detto anche idrolisi, che decompone in molecole meno tossiche gli aggressivi chimici. Ambedue le tecniche non possono essere eseguite in Siria per motivi di sicurezza e per mancanza di impianti adeguati e che non sarebbe possibile edificare.
La nave è una nave militare, sarà protetta da altre navi, non dovrebbero esserci problemi di sicurezza. La capacità operativa del reattore è elevata, può trattare diverse tonnellate di aggressivi chimici al giorno. I prodotti di decomposizione dopo l’idrolisi, assai meno tossici, saranno poi conferiti ad altre nazioni, la Germania avrà un ruolo rilevante, per il loro definitivo incenerimento.
L’Italia gioca un ruolo delicato che è il trasbordo degli aggressivi chimici ( non armi chimiche, non ci sono proiettili caricati, ma solo i componenti molecolari degli aggressivi chimici o loro precursori) dalle navi che li trasportano dalla Siria alla nave laboratorio americano. E’ una operazione che può
essere effettuata in sicurezza solo in un porto attrezzato e non in mare aperto. Viene assicurato che l’operazione sarà effettuata direttamente da nave a nave, senza una prima collocazione dei container a terra; i container sono stati forniti dall’OPCW, le operazioni sono svolte con la loro assistenza
e quindi non dovrebbero esserci ragionevolmente dei rischi per la popolazione e gli operatori interessati.
A Gioia Tauro, come sappiamo, sono in corso accese proteste. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, quello degli esteri Emma Bonino e il capo dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche Ahmet Uzumcu hanno spiegato che il trasferimento dei container (una sessantina) avverrà senza stoccaggio a terra. Un’operazione da compiersi nel giro di 48 ore circa e che dovrebbe aver luogo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Gioia Tauro è stato scelto erché qui si trova l’esperienza nelle attività di trasbordo e perché, il porto ha già gestito sostanze tossiche della stessa categoria di quelle prelevate dalla Siria.
L’attuale segretario dell’OPCW Ahmet Uzumcu è stato in Italia per coordinare con il Governo italiano le operazioni di trasbordo dei container con le armi chimiche siriane sulla nave americana in cui poi dovranno essere successivamente distrutte.
L’operazione che l’ONU e L’OPCW stanno conducendo è una operazione di portata storica. Già molti osservatori hanno rilevato che l’esistenza della Convenzione sulle Armi Chimiche e del suo braccio operativo l’OPCW ha permesso di disinnescare una situazione critica, ponendo freno a un intervento armato americano in Siria, le cui conseguenze sarebbero probabilmente state disastrose. Già questo è ragion sufficiente per l’assegnazione del premio Nobel all’OPCW. In un contesto di guerra civile e di caos, di fazioni in lotta tra loro, che negli ultimi due anni ha procurato circa 130.000 vittime e due milioni di sfollati, in circa due mesi,quindi in un’area a forte rischio per gli operatori impegnati, sono stati censiti tutti i depositi di armi chimiche siriane, sono stati smantellati tutti gli impianti di produzione, è stato assicurato il trasporto di una ingente quantità di armi chimiche e dei loro precursori in un porto della Siria e il loro imbarco in navi fornite e protette dalla comunità internazionale (sono impegnati USA, Russia Cina Norvegia Danimarca e altri).
L’ipotesi di lavoro, è di completare la distruzione entro giugno 2014, ipotesi assai ambiziosa.
Qui alcuni aggiornamenti sulla situazione