La verità è venuta a galla solo con il nuovo corso targato Lino Versace, approdato alla guida del Ccpl al posto di Ivan Soncini, a lungo intoccabile numero 1 del colosso cooperativo. E la verità è molto peggiore di quella che si era ipotizzato solo una settimana fa: quasi cento milioni di debiti nel bilancio più drammatico nella storia centenaria del Consorzio Cooperative di Produzione e Lavoro. Un buco immenso che rischia di mettere in ginocchio un altro pilastro della cooperazione reggiana, dopo il naufragio delle grandi coop edili. La perdita prevista è nero su bianco nel documento contabile relativo all’esercizio 2013 presentato lunedì ai soci nel corso dell’assemblea.
Il passivo, ovviamente non è un fulmine a ciel sereno, ma è frutto di una gestione che si è trascinata per anni e riguarda la gestione industriale, le svalutazioni delle società controllate ma anche un accantonamento da 50 milioni di euro in caso di condanna della controllata Coopbox, ativa nel settore degli imballaggi, sulla quale verte una procedura per presunte violazioni della legge europea sulla concorrenza.
Solo le controllate hanno fatto registrare una perdita complessiva che si avvicina ai 30 milioni di euro.
I vertici hanno annunciato l’intenzione di presentarsi davanti all’assemblea senza nascondere la gravità della situazione e hanno avviato un percorso di risanamento che rappresenta l’unica speranza di sopravvivenza per il gruppo. Un percorso che segnerà la fine del Ccpl come consorzio di imprese cooperative (ma da qualche anno esiste una fotocopia del Ccpl in forma di società per azioni). La conglomerata cooperativa fondata il 16 ottobre 1904 diventerebbe una sorta di finanziaria di partecipazioni attraverso smebramenti, accorpamenti e ricerca di nuovi partner privati.
Intanto, però, la partita più importante è quella con gli istituti di credito dai quali dipende nel breve periodo la sopravvivenza del gruppo.