Come Renzi trasforma uno zero virgola in una prestazione da formula uno, così Matarella si diffonde sull’Italia che è finalmente ripartita con l’accento di un necroforo. Renzi paragona spesso le sue prestazioni a quelle del calcio: due a zero, gol in trasferta, l’esultanza sotto la curva degli ospiti. Si compiace di se stesso e dell’Italia. Mattarella avverte che l’evasione fiscale ammonta a 122 miliardi secondo i dati di Confindustria (come si faccia a censire un fenomeno che non si riesce a sconfiggere resta per me un mistero insolubile), pari a 7,5 punti di Pil. Senza evasione insomma avremmo il Pil più alto di Europa. Mi sembra eccessivo. Anche perché mentre ti sforna queste parole Mattarella si intorpidisce e si assenta. S’incupisce mattarellianamente. Con una lunga pausa, che inserisce in ogni frase col punto. E ad ogni a capo via con una nuova triste annotazione.
Ricorda anche, il presidente della Repubblica, le grandi italiane. In primis Fabiola Giannotti, installata alla direzione del CERN di Ginevra, poi Samantha Cristoforetti, per l’impresa nello spazio, e infine Nicole Orlando, la plurimedagliata alle Parolimpiadi. Ma lo fa quasi scusandosi per una vaga espressione di soddisfazione. Con commozione che rasenta il pianto ricorda i delitti di mafia, quelli del terrorismo, la corruzione. L’Italia che va male, è in fondo la sua Italia, come quella che va bene è l’Italia di Renzi. Magari i due sono utili proprio per raggiungere la sintesi in una sorta di sistema dialettico hegeliano. Renzi è la tesi, Mattarella l’antitesi, la sintesi può essere la condizione dell’Italia. Vuoi vedere che quel matto di Matteo ha scelto il siculo triste proprio per questo?