Tia. Ovvero Tariffa Igiene Ambientale. Ovvero, dopo la sentenza della Corte di Cassazione (che prende le mosse e conferma la precedente della Corte Costituzionale) del 17 febbraio 2012, il Caos.
Perchè? Dopo tre anni di variegate posizioni in merito a "cosa è la tia", vale a dire se tributo asoggettabile o meno all'Iva, la sentenza della Cassazione interviene chiarendo del tutto la questione: si tratta di tributo non sottoponibile all'Iva. Ciò significa, come ormai noto a tutti gli utenti, che la quota Iva pagata sulle bollette è stata illegittimamente pagata. Con la conseguenza che può essere "richiesta" dagli stessi utenti. Insomma, in termini di soldi, si tratta di un giro di oltre un miliardo di euro che le imprese di igiene ambientale italiane dovrebbero ridare indietro ai cittadini. Per la Toscana, che è ricorsa massicciamente negli anni scorsi al passaggio da tassa a tariffa (cambiando perciò la possibilità di richiedere l'Iva, ma nello stesso tempo ottemperando tempestivamente a leggi nazionali) si tratta di un vortice di 150-200 milioni.
Il rischio è grosso, in quanto mette in forse lo stesso funzionamento del servizio.
Il perchè lo spiega il Cispel, che si appella alla Regione. Le richieste di rimborso sollecitate dalla sentenza non potranno essere ottemperate dai gestori. Il motivo è seplice quanto lapalissiano: quelle quote di Iva riscossa sono state a loro volta versate all'erario. Da ciò si evince che solo con un intervento diretto dello Stato teso a compensare le cifre che le aziende non hanno più si potrebbe soddisfare i rimborsi. Non solo, altra conseguenza pesante è: come si devono comportare i gestori con la fatturazione in corso?
Inoltre, come ricorda una nota di Federambiente, "L’ipotesi di rimborsare un miliardo di euro a carico delle imprese e d’una successiva compensazione da parte dell’erario sarebbe un danno e una beffa per le imprese e per i cittadini, poiché le imprese dovrebbero immediatamente coprire quel costo imprevisto con aumenti tariffari di cui sarebbero gravati i contribuenti.
Per le imprese, la sola gestione del contenzioso innescato da milioni d’utenti si traduce in un costo istantaneo spropositato e ingiustificato che anch’esso dovrà necessariamente essere considerato dai Comuni e ricondotto al recupero sulle bollette inviate ai contribuenti“.
In poche parole: i cittadini possono richiedere il rimborso, ma pagherebbero di più tariffe e bolletta.
Di fronte alla possibilità di un vero e proprio blocco del sistema, il Cispel si appella alla Regione Toscana affinchè solleciti il governo ad individuare "una soluzione ragionevole".