La tele(camera) di Penelope: fenomenologia del provincialismo. Reggio consegna le chiavi della città a quelli di Hollywood

Una città in mano agli epigoni di Hollywood per un film sulla vita di Enzo Ferrari in cui Reggio non ci fa poi nemmeno quella gran figura (Ferrari era considerato dalle nostre parti troppo poco trinariciuto): paparazzi in estasi per le emule di Penelope Cruz, media al settimo cielo per una manciata di camioni lungo la via Emilia, casalinghe esaltate per la possibilità di intravvedere qualche belloccio, ragazzini coi cellulari che instaurano la monarchia del selfie, centinaia di addetti-energumeni che ti ordinano quale metro puoi percorrere nella tua città e quale è vietato ma non si capisce in base a cosa, insomma l’apoteosi di un involontario super trash (inteso non come categoria culturale ma come deriva comportamentale). Ma il tutto è sia fantastico sia paradigmatico di una cittadina ancora alla caccia di una precisa identità
Renato Carosone

Tu vuo’ fa’ l’americano
‘Mericano, mericano
Ma si’ nato in Italy
Sient’ a mme, nun ce sta niente ‘a fa’
Ok, napulitan
Tu vuo’ fa’ l’american
Tu vuo’ fa’ l’american

 

Ullallà, ci sono quelli di Hollywood! E allora diamogli in mano la città! Tenete signori è tutto vostro! Un bel mesetto di divieto di parcheggio e di transito lungo parte della via Emilia per i loro camioni carichi di macchinari futuristici e di chissà quali star. Centinaia di addetti di nero vestiti che, non si capisce bene con quale tipo di autorità (sarebbe materia interessante per avvocature di settore), che ti indicano quale metro è da te ancora liberamente percorribile, quale invece non puoi battere (costringendoti, a pochi centimetri dalla meta, a circumnavigare la città) per evitare non meglio definibili intralci alla regia. E poi gente in ogni angolo (per la verità poche decine di sfaccendati, qualche signora non ancora partita per il mare che ha voglia di rifarsi la vista magari con qualche belloccio o comparsa di seconda fila, e gruppi di ragazzini che per qualche giorno dislocheranno colà le ambientazioni dei loro selfie preferiti). Insomma sono loro che comandano, alla faccia dell’amministrazione.

Dovrebbero prendere nota le opposizioni di qualsiasi risma che cercano da oltre 70 anni di ritagliarsi un posto al sole della maggioranza. Buttatevi sui film e dite loro (gli elettori) che arrivate di là dall’oceano, là dalle terre dell’ex selvaggio West. Con le telecamere in mano, in fila sui camioni, carichi di ogni tecnologico ben di Dio. Pronti ad elargire, passando tra una folla stremata dalla fremente attesa, cioccolata e sigarette. Chissà. E per cosa poi? Speriamo infatti non emerga dal film la nota biografica sul rapporto non propriamente idilliaco tra Enzo Ferrari e Reggio. Considerato dalle nostre parti non troppo trinariciuto (si sa un imprenditore puzza di zolfo liberista lontano un miglio) e come tale osteggiato.

Intanto sono iniziate le riprese tra casting presi d’assalto e appostamenti dei cacciatori d’autografi. Basato sul libro del 1991 Enzo Ferrari, “The Man and the Machine”, il film biografico porta Hollywood nei luoghi del Cavallino, tra Modena, Maranello, Reggio Emilia, Fiorano Modenese e Novellara. Ambientato durante l’estate del 1957 il film racconta l’epopea del Drake interpretato da Adam Driver, protagonista nel 2021 di “The Last Duel” e “House of Gucci”, di Ridley Scott, alle prese con le difficoltà dell’azienda e del suo matrimonio turbolento, alla vigilia della Mille Miglia, che avrebbe da un lato portato al trionfo della sua vettura e del suo cavallo di razza Piero Taruffi, ma che dall’altro, con l’incidente di De Portago, avrebbe decretato la fine delle corse su strada. Nel cast, accanto a Driver-Ferrari, il regista de “L’ultimo dei Mohicani”, “Collateral” e “Heat”, grande appassionato e collezionista Ferrari, ha voluto due “divine” del cinema come Penélope Cruz e Shailene Woodley nella parte, rispettivamente, della moglie Laura Garello e dell’amante Lina Lardi. Evviva!

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