Prato – Il Teatro Metastasio di Prato anticipa i tempi e lancia la prossima stagione. Che Franco D’Ippolito (riconfermato direttore per il prossimo triennio) e Massimiliano Civica (neo consulente artistico) confezionano una stagione che punta sul concetto di “umanesimo”, idea spazio temporale che da sempre il teatro attraversa con rigore, fragilità e stupore.
Dunque un itinerario complesso, fra vita e morte, religione, senso e fragilità dell’esistenza, società e politica che “intreccia la proposta tradizionale con alcune espressioni del nuovo teatro, investendo una generazione di artisti e repertori dalle dinamiche contemporanee, per un approccio non scontato al fare teatro, sia in senso creativo che produttivo”.
Si riconferma insomma, sotto la guida del tandem D’Ippolito/Civica, una idea di progetto culturale, oltre che di cartellone spettacolare, in grado di rimettere in sintonia pubblico, artisti e drammaturgie, in vista di una riflessione sulla realtà di oggi di oggi e i suoi interpreti.
In questa direzione si muovono non solo le scelte del programma (connotato da rinnovata apertura internazionale) ma soprattutto alcuni spunti collaterali, come la nascita di “Davanti al pubblico”, corso di avviamento al lavoro per giovani registi, da svilupparsi nel triennio 2018-2020, al quale prestano la loro collaborazione vuoi le residenze artistiche di Castiglioncello (Inequilibrio) e Sansepolcro (Kilowatt) che il circuito regionale Fondazione Toscana Spettacolo.
Articolato nelle quattro sale della Fondazione (Metastasio, Fabbricone, Fabbrichino, Magnolfi), il cartellone mescola mostri sacri e nuovi “maestri”, vecchie e giovani leve di casa nostra, autori classici e riletture, adattamenti di grandi testi letterari e nuove drammaturgie, per un totale di 31 titoli, di cui 14 produzioni e/o coproduzioni e 17 spettacoli ospiti.
Alle prime appartengono (presentate in sede e in tournée) il “Decameron.02” da Boccaccio di Letizia Renzini, “Il piacere dell’onestà” di Luigi Pirandello diretto da Alessandro Averone, la “Turandot” Opera di Pechino e Marco Plini, il collaufato ticket Daria Deflorian e Antonio Tagliarini con “Quasi niente”, Katie Mitchell che presenta “La maladie de la mort di Marguerite Duras”, le Nina’s Drag Queen con una eversiva rilettura del “Lear” di Shakespeare, “Orestea” da Eschilo messa a punto da Anagoor, il “Faust Mefistofele” di Goethe redatto da Federico Tiezzi, Christian Cerasoli con “Happy Hour”, Clyde Chabot con “Sicilia”, Riccardo Goretti in “Stanno tutti male”, “The night writer” di Jan Fabre, “Cani morti” di Jon Fosse diretto da Carmelo Alù, per finire con l’ultima creazione di Massimiliano Civica, “Scampoli”.
Dei secondi fanno parte “I miserabili” di Hugo sintetizzati da Franco Però, protagonista Franco Branciaroli; “Il maestro e Margherita” da Bulgakov con Anna Maria Guarnieri e Michele Riondino, regia di Andrea Baracco; “Le baruffe chiozzotte” di Goldoni rivisitate da Paolo Valerio; la scespiriana “Bisbetica domata”, regia di Andrea Chiodi; “Don Giovanni” diretto e interpretato da Valerio Binasco; “Troiane frammenti di tragedia” da Omero, Euripide, Seneca, Licofrone, Ovidio e Sartre, con Manuela Mandracchia, Liliana Massari, Alvia Reale e Sandra Toffolatti; i “Shakespeare Sonetti” letti da Valter Malosti; “Lettere a Nour” di Rachid Benzine affidate Franco Branciaroli e Marina Occhionero; “La signorina Else” di Schnitzler, diretto da Federico Tiezzi; una personale dedicata a Laura Curino, che comprende “Camillo Olivetti”, “La diva della scala”, “Passione”, “La lista”.
La lista 18/19 del Met forse non finisce. Per saperne di più rimandiamo al sito di pertinenza.